Metafore metalinguistiche in un repertorio di linguaggio giovanile

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Metafore metalinguistiche in un repertorio di linguaggio giovanile

Indice

Introduzione                                                                                                 2

1. Domini fonte e categorie metaforiche

1.1    Premessa                                                                                        9

1.2   Suoni non linguistici                                                                     10

1.3   Metafore dal mondo animale                                                        15                

1.4   Frutta, verdura e piante                                                                 20

1.5   Azioniviolente                                                                               22

1.6   Manipolazione di oggetti                                                               26

1.7   Altre metafore                                                                               29

 

2. Parti del corpo e funzioni fisiologiche  nell’azione linguistica

2.1 Premessa                                                                                           33

2.2 Alimentazione                                                                                   35

2.3 Respirazione                                                                                      37

2.4 Organi del linguaggio                                                                        39

2.5 Parti del corpo non presenti nell’AL                                                 42

2.6  Giudizio soggettivo                                                                          47

Conclusioni                                                                                                    50

Corpus                                                                                                            53

Bibliografia                                                                                                    77

 

INTRODUZIONE

 

Con questo studio mi propongo di mettere in luce la diffusione di alcune metafore metalinguistiche nei linguaggi giovanili italiani. Ho creato un database di metafore e metonimie attraverso l’analisi del Dizionario storico dei linguaggi giovanili di Ambrogio e Casalegno (2004). I Ii Ambrogio e Casalegno (2004) dati rilevati in tale dizionario sono stati raggruppati in alcune categorie, creando un piccolo database di espressioni metaforiche e metonimiche, ispirato in parte al modello di lavoro su corpora della Rudzka-Ostyn (1989), poi ripreso da Vamparys (1995), il quale ha proposto una serie di osservazioni  sulla diffusione delle metafore salienti che stanno alla base del sistema concettuale della lingua inglese. Il lavoro di Vamparys (1995) s’inserisce nel quadro teorico della linguistica cognitiva sorta negli Stati Uniti intorno agli anni ottanta che trova le sue radici nella critica al generativismo ed è caratterizzata in primo luogo da una concezione non-autonomista del linguaggio  per cui  il linguaggio non può essere studiato separatamente dalle altre abilità mentali, quindi è inevitabile il radicamento della dimensione mentale nella dimensione fisica, corporea.

 

L’obiettivo di questa disciplina è stato anche  definito:  “an attempt  to characterize those psychological structures that constitute  a speaker’s linguistic ability, i.e. his grasp of established linguistic convention” [1]. Molti studi e ricerche di linguistica cognitiva hanno inoltre riguardato proprio l’analisi di termini che designano aspetti della comunicazione verbale.

Uno dei contributi  più importanti alle ricerche  sulle  metafore metalinguistiche  è rappresentato dall’identificazione della cosiddetta “Conduit Metaphor”, da parte di Reddy (2003 [1979]), secondo cui: «which ideas  (or meanings ) are objects and words (or other linguistic expressions ) are containers; speakers put ideas into words and transfer them through a kind of conduit  to the hearer, who excracts the ideas from the words. E.g. Don’t force your meaning into the wrong words».[2]

Sono state proposte ulteriori metafore metalinguistiche oltre a quella del condotto. La proposta più nota  è rappresentata dagli studi di  Lakoff e Johnson che hanno analizzato il modo in cui i parlanti concettualizzano le discussioni. Numerosi esempi evidenziano la diffusione nel sistema concettuale del parlante anglo-americano, e come vedremo anche nel nostro,  della metafora ARGUMENT IS WAR. Es.  “Your claims are indefensible”. Questa non è l’unica metafora della discussione presente nel  sistema concettuale del parlante anglo-americano; altre possibilità includono: ARGUMENT IS A JOURNEY o ARGUMENT IS A BUILDING.

Ciò mostra che, a volte,  metafore diverse concettualizzano  lo stesso fenomeno  e che, per quanto riguarda le metafore metalinguistiche, ci sono diverse alternative alla metafora del condotto.

Come anticipato più sopra, metafore metalinguistiche sono state studiate da Rudzka – Ostyn (1989) che ha compilato un corpus con 700 esempi da varie fonti che ha poi ridotto a 367 espressioni metaforiche  che comportano un  movimento nello spazio. Una dettagliata analisi  di questi dati ha rivelato una larga varietà di estensioni metaforiche dal dominio del movimento spaziale a quello della comunicazione verbale.

Come tante ricerche hanno dimostrato, in ogni  espressione metaforica sono coinvolti due domini concettuali: un dominio donatore  e un dominio di arrivo. Per un’adeguata comprensione di una gamma di metafore tra loro in relazione, si ha bisogno di una descrizione strutturale di entrambi i domini coinvolti. Solo se siamo in grado di  percepire una mappatura concettuale  tra i due domini saremo in presenza di una metafora di successo. Tipicamente, la mappatura metaforica tra due domini è dimostrata da una vasta serie d’esempi; il numero di esempi è in qualche modo indicativo di quanto una metafora cognitiva con la sua  mappatura ontologica attraverso i domini concettuali, è saliente. Ad esempio la mappatura tipica della metafora “la discussione è guerra” si risolve con l’identificazione del parlante come aggressore, dell’interlocutore come qualcuno che si difende; le differenti scene di una discussione sono identificate come scene di un combattimento e le parole sono identificate come armi.

In effetti, ci possono essere  diversi modi di costruire un database di metafore. Il primo  potrebbe essere proprio quello di  costruire esempi seguendo la propria creatività. Questa è una procedura utile nel momento in cui si voglia verificare o mettere in discussione una teoria data, ma ci sono dei potenziali tranelli: infatti nel fare esempi, seguendo la propria creatività, si potrebbe correre il rischio  che i dati trovati risultino non salienti;  altro rischio potrebbe essere che alcune importanti metafore non vengano prese in considerazione.

Un’altra possibilità è quella di passare in rassegna i testi. Infatti per fare in modo che si arrivi a un campione rappresentativo, bisognerebbe ricercare in tanti  testi di genere diverso, dal momento che le  metafore metalinguistiche,essendo poco diffuse, non si trovano in testi specifici.

Autenticità ed efficienza possono essere combinate in una terza possibilità, tramite lo spoglio di un dizionario come quello storico  dei  linguaggi giovanili, che contiene una ricchezza di materiale funzionale al  nostro scopo. Il dizionario proprio per attestare  l’esistenza scritta di molti termini,  di tale linguaggio, ha usato moltissimi esempi tratti da scrittori “giovani” (sono più di 200 i testi spogliati e citati); a dimostrazione della vitalità linguistica di una parte della narrativa contemporanea. La recettività di molti scrittori giovani  è stata dunque fonte di   metafore della comunicazione verbale. Anche le espressioni impiegate nel dizionario, per spiegare il significato  dei termini, hanno contribuito allo studio. Il confronto tra  le insolite costruzioni dei linguaggi giovanili e le metafore convenzionali, contenute nelle  definizioni, ha offerto informazioni interessanti.

Il database è stato concepito in diverse fasi. In un primo momento ho  raccolto i  termini che coinvolgono aspetti della comunicazione verbale e li ho  catalogati creando le prime due categorie: metafore e metonimie. Successivamente ho cercato di individuare i domini donatori che fanno da sorgenti alle metafore metalinguistiche. Infine ho analizzato le definizioni e gli esempi creando poi delle nuove categorie.

Il database  offre diversi  spunti di studio e di analisi sebbene sia stato necessario delimitare molto il “campo d’indagine” per gli scopi di questa tesi di primo livello. Operare in un campo “ridotto” non significa, tuttavia, che gli intrecci, le relazioni, la ricchezza di spunti d’analisi e le prospettive di studio vengano meno. Nel primo capitolo  ho fatto  un tentativo di costruire una lista rappresentativa di metafore metalinguistiche  e ho  cercato di identificare  la varietà di domini che sono fonti delle espressioni metaforiche.   Ho poi  cercato di esplorare il modo in cui gli elementi del dominio di arrivo ricevono la mappatura dai vari domini di partenza. Nel secondo capitolo  ho posto l’accento su quelle metafore che si originano dal dominio parti del corpo che sono state analizzate secondo diverse angolature.

 

Capitolo I

 

 

Domini fonte e categorie metaforiche

 

 

1.1  Premessa

 

L’obiettivo principale di questo capitolo è cercare di rendere più chiara la mappatura metaforica di alcune espressioni metalinguistiche appartenenti ai linguaggi giovanili. Utili all’indagine sono stati ritenuti  i termini, le definizioni e gli esempi che figuravano come metafore o metonimie metalinguistiche. La ricerca  nel   dizionario, ha incluso  verbi,  nomi,  aggettivi,  avverbi e locuzioni che  sono stati inizialmente catalogati in ordine alfabetico nel  programma di videoscrittura. Dopo aver individuato la varietà di domini fonte per le metafore metalinguistiche, ho proceduto all’analisi del piccolo corpus cercando di attenermi ad un metodo scientifico. Attraverso l’applicazione di alcuni programmi del pacchetto office di windows ho cercato di concepire il corpus come un database. Ho utilizzato, ad esempio,  la funzione cerca nel menu modifica del mio  programma di videoscrittura, che mi ha permesso di individuare velocemente i dati d’interesse. Successivamente. ho elaborato i dati in  un foglio elettronico in formato excel. Il tutto ha portato alla creazione di nuove categorie. La ricerca “incrociata” mirata all’individuazione di somiglianze parziali tra le espressioni metalinguistiche  ha svelato intrecci e sfumature tra  le categorie che concorrono alle mappature metaforiche.

 

 

 

1.2   Suoni non linguistici

 

Alcune espressioni metaforiche denotano  la produzione di suoni animali, altre  la produzione di suoni di oggetti.

Nel primo  sottodominio la metafora entra in gioco quando il verbo è preso in prestito da un dominio che presenta la produzione di suoni, in un altro contesto comunicativo,  quello degli animali. La metafora abbaiare[3] descrive un cane che si lamenta, il parlante perde le sembianze umane  e assume quelle di un animale.  Possiamo dire  che questo verbo denota anche un caratteristica azione linguistica umana. Vediamo due esempi  :

1)       Nucleo, voglio dire che mentre io facevo i numeri di Schillaci ai mondiali del 90 per arrivare , tu te la dormivi di brutto!” “Capsula non abbaiare, io non dormivo[4]

2)       Ti venisse se stai già abbaiando o banfando mentre io sto dimostrando le mie doti.[5]

 

Nel dominio delle azioni linguistiche il verbo abbaiare si avvicina  alle designazioni di lamentarsi e protestare.

Un altro verbo che denota la produzione di un suono del contesto comunicativo del mondo animale  è ragliare[6] che il DSLG descrive: rispondere con difficoltà a una interrogazione.  Il parlante perde le sembianze umane  e  assume quelle di un asino. La metafora esprime un giudizio soggettivo negativo del modo di parlare.

Rugliare[7] descrive, nel dominio di partenza, il lamentarsi incessante di alcuni animali. Ancora una volta è la produzione di un suono ad offrire spunto all’ associazione metaforica. Di conseguenza il ruglione[8] diventa una  ‘persona che si lamenta sempre’.

L’espressione metaforica dare un ruggito,[9] nel dominio delle AL, si avvicina alle designazioni di chiamare e telefonare. Es.:

3)       Hai pensato a ieri?.  Ma adesso siamo a scuola. Non fare lo scotch. Che vuoi?. Che voglio? Va al diavolo allora quando è così.  Se ti passa dice lei dammi un ruggito stasera, fra le sette e le otto. [10]

 

Le metafore, botto[11], bocciare[12]clacson[13]  appartengono alla categoria metaforica suoni non linguistici di tipo meccanico. Alle prime due azioni è associata la stessa funzione comunicativa, quella del ‘dire sciocchezze’. Nel dominio di partenza bocciare descrive, probabilmente, un movimento nello spazio con due bocce che si urtano producendo un suono; mentre il sostantivo  botto, invece, descrive lo spostamento  delle particelle che si scontrano per generare un  suono.

Nel dominio di arrivo, le metafore  bocciare e botto descrivono rispettivamente le seguenti azioni linguistiche: ‘raccontare cose palesemente inventate e  dire grosse sciocchezze’. Siamo di fronte a somiglianze parziali che ci inducono a pensare che si tratti della stessa metafora.

Nel dominio delle azioni verbali umane la metafora clacson descrive una ‘persona che parla troppo e a vanvera’ designando l’uso sconsiderato della parola.

Baccagliare[14] (var. Baccajare, barcagliare, barchegliare) descrive le relazioni tra due o più parlanti. Nel dominio delle azioni linguistiche si avvicina alle designazioni di ‘schiamazzare, strepitare, litigare o protestare animosamente’;  il tipo di contatto, la durata, lo sforzo e soprattutto l’intensità del rumore prodotto dai parlanti,  sono elementi che hanno  un ruolo fondamentale nella metafora. Il verbo baccagliare, infatti, deriva dall’unione di baccano e battaglia.

Alcuni esempi:

4)       La folla però cresceva sempre più, premeva contro i cancelli, baccajava, urlava, diceva i morti.[15]

5)       Un centinaio son rimasti a baccajare intorno al presidio.[16]

6)       Donne che baccagliavano, donne con le reti della spesa piene di finocchi di sedani di pere.[17]

7)       Scalciano e pestano con gli anfibi le coperte, gli anfibi e i materassi e salgono sugli armadietti e gettano gli zaini di sotto e baccagliano come matti e si passano il whisky come se fosse acqua e bevono e sputano[18].

8)       Mi pare di vederlo, l’autista tutto in calore al pensiero di dargliele a un pò di hooligans. Probabilmente i midlands si saranno messi a baccagliare con gli sbirri e questa è la scusa che gli serve. [19]

9)       Tutte al culmine in un fulmine restano le tue tracks telluriche scosse negli stereo, la tua voce ancora infrange, baccagliavano la crew sopra le spiagge.[20]

10)   Famme annà a dormì, va, sinnò mi padre baccaja. [21]

11)   Credi a tutte le bugie sul mio conto ma non crolli, ancora mi barchegli e non mi molli[22].

 

Cioccare[23] che è una voce di probabile origine onomatopeica (cfr. Umbro ciuccà “cozzare”) (var. Ciocare), nel dominio delle AL, si avvicina alle designazioni di ‘litigare aspramente, inveire, lamentarsi scompostamente o, anche, gridare, schiamazzare’; es.“Sempre mi ciocca quando ritorno a casa”. In questo caso  viene usato  transitivamente e col significato  di ‘rimproverare’. Abbiamo ancora un suono non linguistico che offre spunto ad una espressione metalinguistica. Cozzare, infatti,  significa ‘battere, percuotere violentemente’:

12)   Era già quasi ora di andare a scuola, i ragazzini se ne stavano un pò qua un pò la in attesa. Poi la campanella suonò, e tutti entrarono, dandosi caracche cioccando.[24]

13)   I granatieri lavoravano bene bene, ma i malati cominciarono a cioccare, a dare in smanie. [25]

14)   Poi vuol sapere se il mio vecchio ha cioccato per via del labbro e del tic di polenta.[26]

15)   Si alza e va dall’altra parte nell’angolo dell’Ernesto che come lo sente che arriva comincia a cioccare e lo caccia  via. [27]

16)   Eh capirai…., con la cioccata che m’ha fatto il vecchio….son volate le sedie….E tu come te la passi.? [28]

17)   Mo’ però ce sentono a noi! Co’sto ciocco che je stamo facendo ce devono pe’ forza da i diritti nostri. Qui fanno a chi magna de più, l’assistenza non ce incula pe niente. [29]

18)   Guai se chiamano a casa cercando di me, mia sorella fa uno di quei ciocchi.[30]

19)   Tu invece di essere contento, vieni qui a fare un ciocco. [31]

20)   Sua madre la vecchia del Graschelli, qualche giorno dopo è piovuta lì dal Torretti  a fare una gran scena a tutti, un ciocco bestiale che non la finiva più. [32]

21)   Uno dei vindici ha visto i nigeriani in questione che ciarlavano sul corner della piazza, ha imbracciato un fucile a canne mozze e ha riempito di pallettoni, ferendolo mortalmente. É scoppiato un gran ciocco. Il suk del piazzone è mezzo insorto.[33]

22)   Vi ho sentito che dicevate Dai, facciamo del ciocco. Facciamo del ciocco gli americani non lo direbbero mai. Vi siete traditi.[34]

 

Il colpo battente di un martello capace di produrre un suono assordante offre spunto alla metafora martellare[35], verbo che il DSLG definisce in questi termini: ‘scocciare, seccare (anche per introdurre il discorso diretto)’. Il verbo nel dominio delle azioni linguistiche si avvicina alle designazioni di ‘discorso noioso e insistente’.  Esempio:

23)   «Cominciano a martellare che i motori dei pullman non sono ancora accesi».[36]

 

L’espressione si riferisce al brusio che si avverte,  in un autobus, in attesa della partenza.

 

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1.3  Metafore dal mondo animale

 

 

Abbaiare denota anche un’altra caratteristica azione verbale umana: ‘millantare, banfare, anche riuscendo a cavarsela in una situazione difficile (in particolare nell’espressione abbaiarsela). La metafora descrive il comportamento di un cane vanitoso che nel dominio delle AL diventa un comportamento pomposo di un essere umano.

Bacare[37] descrive  i seguenti atti verbali: ‘annoiare, infastidire, seccare’. Uno dei tratti comportamentali che potrebbe motivare la metafora di quest’insetto, si trova nelle seguenti parole: «appena nati i piccoli si attaccano subito alle foglie (non gli sembra vero di avere tanto cibo a loro disposizione) e nel giro di sei settimane diventano abbastanza grandi da poter andare a vivere da soli. Così cominciano a costruirsi la casa, non usano mattoni né legno ma una sostanza che loro stessi producono: una specie di saliva molto viscosa che emettono dalla bocca e che a contatto con l’aria diventa solida, formando un filo»[38]. Un’altra varietà di questo verme  potrebbe motivare la metafora: il baco da frutta. In questo caso sarebbe il caratteristico buco che provoca con la sua intrusione nella frutta ad offrire spunto alla proiezione metaforica. Sebbene il sottodominio di partenza sia un  ambiguo, possiamo dire  che  in questa metafora è implicato anche  un terzo dominio, quello delle parti del corpo. La bocca, organo principale del linguaggio umano, funge da collegamento metonimico.

Un altro verbo che denota il comportamento animale è tarmare[39]. Nel dominio di partenza, il tratto caratteristico che motiva la metafora è rappresentato dalla particolare alimentazione della tarma, la lana è il suo piatto preferito. L’atto prevede ancora l’uso della bocca, una durata lunga dell’azione ed inoltre una certa intensità.  Nel dominio d’arrivo, il tutto è associato ad un discorso assillante. Vediamo un esempio:

1)       Certe volte, convinco l’amico Mimmo di san benedetto a darmi ascolto, lo tarmo per un pò e appena lui ha un cedimento minimo, zac!, gli appioppo una letturina in vivolive, vivavoce di alcuni componimenti miei in progress.[40]

 

Tafanare[41], nel dominio d’arrivo, descrive le seguenti azioni linguistiche: ‘dare fastidio, assillare’.  Il tafano è un insetto, affine alla mosca, ma più grande, peloso, le cui femmine perseguitano gli animali al pascolo per suggerne il sangue. Questa azione linguistica relativa al dare fastidio figura come un grossa mosca che ci ronza intorno insistentemente, tentando di punzecchiarci.

Beccare[42] nel dominio delle azioni linguistiche descrive un’interrogazione. Nel dominio donatore abbiamo un’azione $-3concernente il beccare cibo che denota una certa frequenza. Questa frequenza è associata a quella concernente le domande che si fanno durante un’interrogazione. Nel dominio d’arrivo, infatti, il verbo beccare si avvicina alle designazioni di ‘interrogare’.

La metafora gufo vede l’associazione di un uccello del malaugurio con una ‘persona che porta sfortuna’. Questa associazione offre spunto ad un collegamento metonimico. Nel dominio AL, infatti, il verbo gufare[43] designa le seguenti azioni verbali: ‘fare discorsi di malaugurio, portare sfortuna’.

2)       “Stai a gufà.” “Stai a scaciottà.” “Stai a scurreggià er teschio.””Nun me stuccà er pacco.”[44]

3)       Nei nostri drammi interiori, abbiamo fatalmente dei suggeritoti esterni. E i suggeritoti che gufano, come avrebbe detto Eric il rosso.[45]

La metafora fagiano[46] vede ancora l’associazione di un animale con una persona. Il fagiano è  il tonto, il fesso, l’imbranato e  offre spunto ad un collegamento metonimico che dà forma al sostantivo  fagianata[47]. Questo verbo, nel dominio delle AL, designa una ‘sciocchezza’:

4)       Si chiese per un attimo se quell’improbabile senatore Starnutini credesse davvero alle fagianate che scriveva nei suoi appelli elettorali [48]

 

Un altro animale che offre spunto ad una metafora metalinguistica è la balena[49]  che  diventa nel dominio delle AL una ‘bugia macroscopica’. La dimensione e la forma di quest’animale sono  associate ad una balla.

Sbisciata[50] nel dominio delle AL si avvicina alle designazioni di ‘infamata o spifferata’.

Con la vacca siamo in presenza, nel dominio di partenza, di un giudizio soggettivo negativo. Nel dominio d’arrivo vaccata[51] si avvicina alle designazioni di ‘stupidaggine e porcheria’.

Il DSLG propone per vongola[52] solo la seguente definizione: ‘ragazza particolarmente brutta’. Tuttavia, nel linguaggio giovanile napoletano la metafora vongola descrive anche un parlare caratterizzato da errori:

5)       Quella ragazza è tanto bella ma caccia delle vongole inaudite.

 

 

 

 

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1.4  Frutta, verdura e piante.

 

 

La banana offre spunto a due metafore metalinguistiche. Il verbo sbananare[53], nel dominio d’arrivo, si avvicina alle designazioni di ‘dire ed esclamare’.Es.

1)       “Quando voi mansueti latiterete già”sbananavano nuèter dalle gradinate dell’old-school, fra corni e sputi. [54]

 

Il sostantivo bananata[55], nel dominio delle AL, descrive una ‘stupidata’:

2)       “Smettila di raccontarmi bananate”

 

La calla, oltre ad essere una pianta erbacea con foglie lucide di color verde scuro, nel dominio delle AL, si avvicina alle designazioni di ‘grossa bugia’:

3)       “Calla”: bugia. [56]

 

Carciofata[57] e cavolata[58] nel dominio delle AL si avvicinano alle designazioni di stupidaggine e sciocchezza. Alcuni esempi:

4)       Tu si che hai capito tutto – questi sono i fatti reali –  di oggi – ti voglio con le tue carciofate freudiane a fronteggiare gli sbirri. [59]

5)       “Nelle antologie c’è, ma non si fa mai in tempo ad arrivare ai contemporanei.” “Potrebbero fare qualche taglio, no? Per esempio quel bidone del Monti e le sue “amate sponde”, che fanno pensare alle cavolate dei libretti d’opera.”[60]

6)       Ho capito che è una ragazza sconcertante una che pensa delle cose terribili. Non deve aver mica preso dei barbiturici  per finta come credevo io. Li deve aver presi perchè il mondo le pareva una gran cavolata. Abbiamo fatto qualche combino in questi giorni. Eh, la martina! É una straordinaria. [61]

7)       La terza sera, però,  complice un colpo di sonno, avevo mandato il mio socio a fare il lavoro. Alla prima cavolata, aveva aperto la portiera della macchina e fatto rotolare per strada il cantante. [62]

 

L’ultima metafora di questo paragrafo comporta la mappatura metaforica dal dominio vegetale a quello dell’azione linguistica.  Il comportamento di questo vegetale e la manipolazione che si fa dello stesso sono elementi salienti che ci aiutano a descriverne l’associazione metaforica. La metafora imbulbare[63], infatti, come ci suggerisce il DSLG, nel dominio delle azioni linguistiche designa un invito verbale a ‘tacere’: Es. Imbulbati! Il bulbo che si apre e si chiude è associato alla bocca umana che, in quanto organo più importante del linguaggio, funge da collegamento metonimico.  In questo caso la bocca figura come un contenitore: quando è aperto c’è azione linguistica, quando è chiuso c’è silenzio.

 

 

 

 

1.5  Azioni violente

 

 

Le prossime metafore partono dal dominio azioni violente. In questa gran categoria troviamo domini come guerra e combattimento. All’interno di questo dominio si può collocare anche la metafora introdotta da Lakoff e Johnson, le discussioni sono guerre. I seguenti termini, definizioni ed esempi, dimostrano che questa metafora e la sua mappature non sono sconosciute al sistema concettuale dei linguaggi giovanili italiani.

Nella prima categoria troviamo il parlante che figura come aggressore, le parole come armi e l’interlocutore come il nemico: un artigliere[64] diventa una ‘persona che ama spararle grosse, uno spaccone’.

Sparare[65], nel dominio delle AL, descrive i seguenti atti verbali: ‘dire con prontezza o anche avventatamente, senza riflettere (in partic. in espressioni quali Sparare Boiate, cazzate,etc)’. La durata dell’azione nel dominio donatore è saliente anche in quello d’arrivo dove la bocca è descritta come una pistola che spara velocemente.  La velocità dello sparo, infatti, è associata, nel dominio d’arrivo, alla velocità con cui si pronuncia qualcosa con ‘prontezza o avventatamente.  Alcuni esempi:

1)       Lei ride, si consulta con la pallida, spara un paio di cazzate. Si capisce benissimo che le due hanno superato qualsiasi imbarazzo.[66]

2)       Io mi metto a pensare cosa fare se succede a me, poi penso alle grandi scrittici che mi piacciono e concludo che tutte senza figli, quindi le grandi scrittrici non devono fare figli.Lo comunico a Giavanna e dice “Che cazzo spari?””[67]

3)       Non ho creduto alle mie orecchie/ ho cominciato/ a sparare/ tutto il mio repertorio di       cazzate.[68]

4)       Ieri sera ho solo sparato boiate[69]

5)       Cominciò a sparargli la sua vita intima.[70]

Dal verbo sparare derivano due sostantivi, il primo è Sparone[71] che nel dominio delle AL descrive ‘un fanfarone, chi le spara grosse’.

6)       “E tu?” fa Enrico con un mezzo sorriso “”Me la so’ scopata!” “Eh ssì! ‘sta banana!” “Cazzaro!” “Sparone!”[72]

 

Il secondo sostantivo è sparacazzate[73], che il DSLG ci indica come una persona che spara le bombe. Le parole vengono, infatti, ancora identificate come armi nella metafora bomba[74], che nel dominio delle AL si avvicina alle designazioni di ‘affermazione inverosimile, cavolate. In questa metafora abbiamo, inoltre, nel dominio di partenza, anche la produzione di un suono, caratteristica che condivide con la metafora botto.

Il parlante figura come aggressore nella metafora inquisizione[75], che nel dominio AL descrive una ‘interrogazione’. Con salasso[76] siamo n presenza di un sinonimo d’inquisizione. Un’interrogazione è associata ad un’azione violenta mirata a tirar fuori qualcosa da qualcuno.

Il pettine offre spunto alla metafora pettinata[77]. Nel dominio delle AL abbiamo un ‘interrogazione andata male. Questa metafora è simile alle due che la precedono e probabilmente mette in luce il dolore provocato da una pettinata, quando si è in età infantile.

Con il verbo esaurire[78], nel senso di portare all’esaurimento nervoso, siamo in presenza di una metafora che si colloca ai margini della categoria delle azioni violente. Nel dominio delle Al, secondo il DSLG, si avvicina alle designazioni di ‘stressare e assillare’.

Pelare,[79] invece, nel dominio delle AL si avvicina alle designazioni di ‘sgridare e rimproverare’.

Le ultime due metafore di questa categoria sono concernenti le battute di spirito. Propongono una rete  di somiglianze parziali, il  movimento nello spazio è uno dei  tratti salienti . La punzecchiatura provocata da una spilla denota ironia, mentre l’uscita dai binari di un treno descrive infelicità. Nel dominio di partenza con deragliata,[80] abbiamo un movimento nello spazio non regolare, violento, a cui è associato nel dominio d’arrivo un trasferimento d’informazione infelice, infatti, nel DSLG troviamo ‘battuta infelice’. Spillata[81] nel dominio delle AL diventa una battuta ironica, punzecchiatura:

8)       “Hai sentito che spillata pesa ho smollato a Ugo quando ha cominciato a parlare della sua sbarba?”[82]

 

 

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1.6  Manipolazione di oggetti

 

 

Le azioni linguistiche possono essere rappresentate come oggetti che sono dati all’interlocutore o che sono fabbricati dal parlante.

Nel caso del verbo impastare[83] troviamo degli elementi di falsità simili a quelli che troviamo in un’espressione convenzionale come ‘fabbricare una scusa’. Siamo davanti ad uno sforzo di costruire qualcosa da parte del parlante, che spesso è un discorso falso o noioso:

1)       Moni si infila stivali al ginocchio very 2001 odissea nello spazio in vinile rosa yogurt impastando storielle buffe mentre il cielo scurisce e il Cocco si avvicina per una notte disco acidamente lisergica.[84]

 

Una palla designa una ‘bugia’ nel dominio delle AL:

2)       Ma come, non lo sai?Allora sei finto!M’hai raccontato un sacco di palle, te! [85]

3)       Mi ha raccontato un sacco di palle perchè dovrei stare ancora a sentirla? [86]

4)       É inutile che mi racconti palle!Tu non soffri d’insonnia non dormi proprio. E c’è dell’altro…Questo è il resoconto di una giornata che abbiamo passato insieme, scritto da te.Tutti i particolari compresso quello che abbiamo fatto a letto. [87]

5)       “Alexandra non è il tipo che s’inventa una palla simile, non è bugiarda. [88]

 

 

 

Di conseguenza pallista[89] e pallonaro[90] nel dominio delle AL designano ‘persone bugiarde che raccontano palle’:

6)       «Gino riusciva a stupire tutti (…) raccontando storie inverosimili (lo chiamavano “o’ Pallista”)». [91]

 

Si può fare una promessa, una domanda, il punto della situazione e si possono fare anche delle tele inutili[92].  Questa espressione si avvicina, nel dominio d’arrivo, alle designazioni di ‘rimprovero e menata’. In questo caso abbiamo anche il tentativo di costruire qualcosa da parte del parlante. Nel dominio di partenza, probabilmente, abbiamo uno ‘strato flessibile, formato da uno, da due o più sistemi di fili che s’incrociano e s’intrecciano fra loro’.  Questo tessuto diventa nel dominio d’arrivo un discorso simile ad un ‘rimprovero’:

7)       Dai, non mi fare delle tele inutili? Non puoi chiudere un occhio per questa volta? [93]

 

 

  Nella prossima metafora abbiamo un trasferimento d’informazione. Come specificato dalla metafora del condotto, i parlanti comunicano attraverso il trasferimento fisico di parole-oggetti ai loro interlocutori. Sebbene il dominio fonte sia ambiguo, il corpus contiene una  metafora come  dare il pilotto[94] che, nel dominio delle AL, si avvicina alle designazioni di ‘fare la predica’. Questa espressione descrive un trasferimento di informazione dal parlante  al suo interlocutore. La metafora si risolve con l’identificazione del parlante come donatore, l’interlocutore come un recipiente e l’azione linguistica come oggetto:

8)       «I miei mi davano il pilotto,tutti i giorni. Più volte al giorno.Era un continuo:”Perchè figlio mio?”…In realtà avevo deciso solo di farmi crescere i capelli».[95]

 

La ricerca etimologica del termine non ci aiuti a definire esattamente il dominio fonte, nonostante questo la mappatura metaforica c’induce a pensare che il pilotto sia un oggetto.

Nel  XIX secolo lo sviluppo delle nuove tecnologie ha influenzato il linguaggio introducendo nuovi termini che talvolta hanno raggiunto lo status di  metafore metalinguistiche.  Una delle metafore più interessanti che ho trovato nel dizionario, riguardanti la tecnologia, è sbobinare[96] che secondo il DSLG si avvicina alle designazioni di ‘raccontare e narrare’. In questo caso l’azione linguistica del raccontare è associata ad una pellicola che si svolge da una bobina. Un’altra metafora di questa categoria è faxare e con questa siamo davanti ad un movimento dentro/fuori, una comunicazione scritta su un fax viene associata alla comunicazione verbale. Confrontando le due metafore possiamo dire che la durata dell’azione nel dominio di partenza è saliente anche nel dominio d’arrivo. La lingua inglese mantiene sicuramente il primato in quanto a prestiti di questo genere verso altre lingue.

 

Metafore metalinguistiche in un repertorio di linguaggio giovanile

 

1.7  Altre metafore

 

 

 

 

Boiata[97] è una metafora dalla sistemazione incerta che il DSLG definisce come una ‘sciocchezza, cavolata; porcata o schifezza’:

1)       A me però non me ne importava proprio niente di non aver visto il film. Passava per una cosa da ridere con Cary Grant , e le solite boiate.[98]

2)       Quel miscuglio lì mi sa tanto di una boiata, non mi piace, meglio il cognac liscio[99].

3)       Utero se ne strasbatte del perchè vanno con lui. È un professionista. Resta fedele al suo stile. Sempre. Regala le stesse boiate sentimentali a ogni vagina come se fosse sempre la prima volta. [100]

4)       Ce ne fosse mai una capace di pensare (…) che l’esame in realtà era una boiata, oppure che stavo alzato di notte per studiare[101].

 

Con le metafore menare[102], menata[103] e menoso[104] nel dominio di partenza abbiamo lo scuotimento di un oggetto o il lancio dello stesso verso qualcuno. Questa azione dà origine, nel dominio d’arrivo, ad alcune azioni metalinguistiche. Il verbo menare, infatti, nel dominio AL si avvicina alle designazioni di ‘infastidire, seccare o, anche, ripetere fastidiosamente le stesse cose (per lo più nell’espressione come menarla, menarlo)’:

 

5)       Non ci venire a menare anche con velleità religiose  che sei già scemo abbastanza. [105]

6)       Mah, come vuoi che vada…..così…”rispondo, “il professore di lettere continua a menarla giurando che lui non è ancora riuscito a capire come ci possa essere uno tanto bravo in italianao e tanto bestia in latino.”[106]

7)       E tu che fai? Nun te movi, nun fai gniente, grida e mi agita le mani sulla faccia. A me lo meni?[107]

8)       Sid gli parla in greco, attaccano un duetto. Le menano in lungo, un pimpong. [108]

9)       Fa piacere trovarsi a menare le storie e le serate come se si fosse ancora a casa nostra. [109]

10)   Non ci avevo nessuna voglia di ascoltare le solite menate. [110]

11)   Poi è arrivata la sperimantzione  a farmi cambiare idea, compresa la menata del “guarda  te stesso”:io mi ero già guardata dentro parecchio tempo addietro. [111]

12)   Allora comincio a raccontare, ma quante balle che le dico, tutte fregnacce, io son questo qui e faccio questo qua, tutte menate voi che lo sapete che sono un povero diavolo con su gli scoramenti.[112]

13)   A dire la verità mi secca che trovi la cosa così divertente. Potrei raccontarle della giornata intensa che ho avuto, ma sembrerebbe la classica menata. [113]

14)   Avere accanto una persona così è un’altra cosa. É stimolante. Veramente . Con lei non si parla delle solite menate. Delle solite inutili cazzate. [114]

15)   Ero io che mi godevo le trecce  dolor noce dei suoi capelli e le menate  delle allergie ai pollini. [115]

16)   Sai cos’è che c’è che mi sballa, il juice and gin in testa come un colpo di Mack ten, quindi non farmi menate che tanto non ho mai ascoltato.[116]

17)    Poi mi fa le menate perchè per molto meno ha sclerato in una cella. [117]

 

 

Con buratto[118], nel dominio di partenza, abbiamo una ‘macchina munita di setacci usata per separare impurezze o per classificare le varie parti di un materiale solido, in grani o in polvere, di diversa pezzatura’[119]. Il parlante è associato ad un setaccio, una macchina incessantemente in funzione. Nel dominio d’arrivo buratto diventa una ‘persona che parla di continuo’. Questa metafora, probabilmente, si colloca ai margini del dominio delle azioni violente.

L’orientamento è anche usato per descrivere le azioni linguistiche come un movimento nello spazio del parlante.  La metafora dritta[120] mette in luce la direzione del movimento e sottolinea come lo stesso sia quello giusto da fare. L’AL è presentata come una direzione utile, che comporta un cammino congruo alla direzione del parlare. Questa metafora si colloca ai margini del dominio parti del corpo:

18)   Sul sesso l’aria è pesante per tutti, ci si dice:”il primo che sta bene passa la dritta niente scherzi.”[121]

19)   “Ho una dritta .” dice accendendosi una sigaretta. “Una bella dritta facile facile”. Si alza e ci fa seguito di seguirlo. Usciamo fuori. Il secco si muove come una jena.”ci vuoi passare una dritta? Dov’è l’inculata?”  [122]

20)   “Ma sei tu qella innamorata di Steve Rothman?”.”Alice ha sapto tenere la bocca chiusa, eh”. “No, guarda perchè forse c’ho una dritta per te.”” In che senso scusa?” “Si da il caso, bambi, che io sono mica della fidanzatadell’agente di Steve Rothman.” [123]

21)   Dandi gli sarebbe stato riconoscente per la dritta. La manifestazione di lealtà avrebbe favorevolmente impressionato. [124]

22)   Paga! ‘Na dritta tutt’a posto, gente regolare. [125]

 

In lingua inglese avviene qualcosa di simile con put one’s foot in it e to put one’s foot in one’s mouth che, nel dominio Al, designano un ‘parlare a sproposito, fare una gaffe’. La prima espressione mette in luce un movimento scomposto e goffo del corpo che sarebbe da evitare, mentre nella seconda è saliente l’aspetto violento.

La variazione improvvisa della velocità che denota una raffica di vento, offre spunto alla metafora rafficare[126] che, nel dominio delle AL descrive una ‘pronuncia in sequenza veloce’:

23)   Raffica una sequela di madonne che tutto il paradiso arrossirebbe per cent’anni.[127]

 

In questo caso alla velocità è associato un giudizio soggettivo. Il verbo rafficare esprime una valutazione negativa dell’azione linguistica.

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Capitolo II

 

 

 

Parti del corpo e funzioni fisiologiche nell’azione linguistica.

 

 

2.1 Premessa

 

 

In questo capitolo esaminerò le metafore che si originano nel dominio parti del corpo. Alcune di queste espressioni metaforiche contengono al loro interno i nomi delle parti del corpo, per altre, la presenza delle parti del corpo è implicita o gioca un ruolo centrale. Il materiale consiste in circa 30 termini, selezionati dal corpus di metafore e metonimie di cui ho trattato nel primo capitolo. Il dominio delle parti del corpo e delle funzioni fisiologiche è uno dei domini più strutturati. Lo studio delle metafore metalinguistiche che si riferiscono alle parti del corpo e al loro funzionamento può quindi contribuire ad una più chiara comprensione di come l’esperienza corporale, è proiettata nell’azione linguistica. Cercherò di mettere in luce quali aspetti dell’atto linguistico sono compresi attraverso la proiezione metaforica da parte di un dominio fisico. Farò il tentativo di analizzare la struttura del dominio delle azioni linguistiche attraverso la varietà di domini più concreti che comprendono l’uso delle parti del corpo. Inoltre, cercherò di mettere in luce come, un certo numero di schemi base formi il repertorio d’esperienze da cui prendono spunto le metafore delle parti del corpo.

Infine, esaminerò il modo in cui le metafore del corpus esprimono un giudizio soggettivo nel dominio delle azioni linguistiche. L’ipotesi è che i giudizi soggettivi siano un importante fattore motivazionale nella creazione di metafore. Quando, per esempio, un giornalista riporta delle dichiarazioni rilasciate da un politico, implicitamente, esprime  un giudizio soggettivo per quanto riguarda qualsiasi aspetto  dell’ atto linguistico originario.  L’obiettivo di questo paragrafo è quello di scoprire quali aspetti della situazione comunicativa (il dominio d’arrivo) sono valutati positivamente e quali negativamente.

Attraverso l’azione linguistica, gli esseri umani interagiscono tra loro e con l’ambiente circostante. Tuttavia il parlare è solo uno dei tanti modi di agire e interagire. Il nostro corpo è coinvolto, infatti, in tanti altri aspetti dell’esperienza che a loro volta si strutturano in domini donatori che saranno oggetto della nostra indagine. Farò il tentativo di spiegare come questi domini donatori strutturano il dominio delle azioni linguistiche.

Una prima serie di metafore comprende parti del corpo che sono adibite alla comunicazione verbale o che sono sottoposte ad un uso anche  differente. Alcuni di questi domini sono per esempio, alimentazione e respirazione.

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2.2 Alimentazione.

 

 

In alcune metafore di questo dominio diventa essenziale lo schema-percorso perché evidenzia l’opposizione tra la direzione del mangiare e quella del parlare. Ad esempio la metafora rimangiarsi la parola[128] descrive il contrasto tra mangiare (ingerire) e parlare (esteriorizzare). In pratica l’espressione è cancellata facendo in modo che ritorni alla fonte.

Il dominio donatore dell’alimentazione è usato per strutturare l’azione linguistica in differenti modi. La metafora impastare[129] descrive l’interazione tra due o più persone; in cui il parlante trasferisce informazioni all’interlocutore. Gli ingredienti di un impasto figurano come gli espedienti discorsivi di un racconto.  Nel dominio delle AL, infatti, il verbo si avvicina alle designazioni di ‘raccontare e descrivere’:

1)       Moni si infila stivali al ginocchio very 2001 odissea nello spazio in vinile rosa yogurt impastando storielle buffe mentre il cielo scurisce e il Cocco si avvicina per una notte disco acidamente lisergica. [130]

 

In area genovese sciaccare descrive il processo di fermentazione del vino. L’azione linguistica fa riferimento alle bolle caratteristiche, che si formano durante la fermentazione che per la loro forma sono associate alle palle[131].  Nel dominio delle  AL, il verbo  sciaccare si avvicina alle designazioni di ‘raccontare cose palesemente inventate’. Ci troviamo di fronte allo schema della manipolazione d’oggetti e come dominio di partenza ha quello dell’alimentazione. Elementi che denotano falsità sono salienti sia nel dominio di partenza che in quello d’arrivo.

Svinare[132] descrive una ‘sbornia’. Uno stato mentale alterato provoca un ‘dire parole senza senso; l’essere fuori di testa’. L’ebbrezza comporta la perdita del controllo che si manifesta attraverso la goffaggine del movimento del corpo nello spazio. L’azione viola le regole sociali e riceve un giudizio soggettivo negativo che si relaziona alla perdita parziale delle capacità linguistiche nel dominio d’arrivo.

L’espressione a pizza[133] descrive, nel dominio d’arrivo, un parlare a vanvera e in piena libertà’. La casualità è saliente:

2)       Redingote all’inizio s’era divertito a cazzeggiare con la sconosciuta Gli era sembrato piacevole spezzare le lunghe mattinate ricurvo sul Macintosh: linguettando a pizza sugli argomenti più disparati con quella specie di animale da ricamificio. [134]

3)       “Io se conoscessi una, anche ricchissima, ma cozzara e ignorante, non la guarderei nemmeno.”Serie: cedo e non guarda. “Cacapizza che pizzata! La moneta piace a tutti.”[135]

 

 

 

 

 

2.3 Respirazione.

 

 

La struttura del dominio donatore respirazione differisce da quella dell’alimentazione per un importante aspetto: la direzione. La respirazione, infatti, comporta sia interiorizzare che esteriorizzare. Dal momento che tutti gli esseri umani impiegano la respirazione per parlare, troviamo un collegamento metonimico con l’azione linguistica molto radicato. Per esempio, in metafore come banfare[136] o sbanfare[137] la proiezione metaforica si basa sul riferimento all’intensità del respiro e della rumorosità. Come ci suggerisce il DSLG, infatti, i termini significano ‘ansare’. Banfare designa metaforicamente  il ‘millantare, elogiarsi oltre misura e ingiustificatamente, raccontare balle’. Vediamo un esempio:

4)       «Ti venisse se stai già abbaiando o banfando mentre io sto dimostrando le mie doti»[138]

 

  Sbanfare, invece, designa metaforicamente ‘dire e affermare qualcosa con tono perentorio e convinto’:

5)       “Con cinque milioni si potrebbe dotare la scuola di qualcosa di unico, tipo un juke-box a ogni piano, o una parete affrescata dalle migliori bombolette della città, oppure una rampa per schettinare giù in cortile.”Nè manici nè applausi mi colpivano, ora. Sbanfavo a più non posso.[139]

 

Abbiamo un respiro con affanno che denota un eccesso nell’intensità e quindi un’eccessiva sicurezza, in altre parole, un’azione linguistica smisurata come può essere una respirazione affannosa.

Di conseguenza i sostantivi banfata[140] e banfo[141] rientrano nella categoria delle azioni linguistiche che denotano ‘esagerazione, vanteria, il millantare, il vantare grandi doti e grandi imprese’. Infine abbiamo il banfone[142] che è ‘colui che banfa, il cacciaballe o fanfarone’.

 

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2.4 Organi del linguaggio

 

 

La bocca (con le labbra e la lingua) è l’organo del linguaggio più visibile e ricopre un ruolo cruciale nella comunicazione. Sono tante le espressioni figurative dove la bocca è descritta come un contenitore del linguaggio. Ad esempio, con le metafore boccalone[143] e sboccatone[144], nel dominio delle AL, abbiamo una ‘persona che sparla degli altri, molto pettegola. Nel dominio fisico di partenza è una bocca fin troppo aperta ad offrire spunto alla proiezione metaforica. Ad esempio, una delle più spiacevoli esperienze fisiologiche che vedono coinvolta una bocca spalancata, è il ‘vomito’. La repellente sostanza emessa è associata, nel dominio d’arrivo, ai ‘pettegolezzi’. Il comportamento del parlante è considerato superficiale, la sostanza prodotta è giudicata inutile e l’azione, in quanto tale, è socialmente condannata. In queste metafore è saliente il valore della quantità come nelle metonimie in lingua inglese to have a big mouth o to be a loud mouth. Queste espressioni esprimono la valutazione negativa di qualcuno che parla troppo.  Nel dominio di partenza abbiamo la saturazione del suono che figura, nel dominio d’arrivo, come una forma d’ostruzione quantitativa che crea disturbo nell’azione linguistica.

In questo dominio abbiamo anche due espressioni che coinvolgono la lingua. L’espressione (1) avere la lingua piena di peli[145] descrive una comunicazione verbale mirata a adulare. La proiezione metaforica, da un dominio fisico ad uno meno concreto, si basa sul riferimento allo schema contenitore che si relaziona al concetto di quantità.  Confrontando la (1) con l’espressione avere la lingua senza peli/essere senza peli sulla lingua (2), ci rendiamo conto che nella (1) le parole adulatrici figurano come peli. La (2), infatti, descrive un’azione linguistica schietta che si oppone all’adulazione. Il movimento della lingua è saliente in entrambe le metafore. Abbiamo qualcosa di simile anche in  lingua inglese con l’espressione to say something tongue in cheek che, nel dominio delle AL, designa un ‘dire qualcosa con ironia’. Il mento, invece, è coinvolto con il verbo to chin-wag che nel dominio d’arrivo designa il ‘chiacchierare o pettegolare’. Queste espressioni mettono in luce il movimento degli organi del linguaggio e hanno una chiara base metonimica, come keep one’s mouth shut, open one’s lips, closelipped, imbulbare, che descrivono la presenza o meno dell’azione linguistica. L’importante ruolo che l’interlocutore ricopre in alcune metafore è messo in luce da have a word in someone’s ear o to put a flea in one’s ear che, nel dominio d’arrivo, designano l’immissione di ‘una pulce nell’orecchio di qualcuno’. In cast/throw something in someone’s face/teeth è l’intensità della forza ad essere saliente, nel dominio d’arrivo designa il ‘rinfacciare qualcosa a qualcuno’.

Il verbo cacciare[146] descrive l’espulsione di qualcosa dal corpo. Nel dominio delle AL designa metaforicamente il ‘millantare o raccontare frottole’:

6)       «Tenta sempre di far passare per ingenui tutti cacciando che guadagna delle cifre per sera ma se la giostra nella zona più scadente del parco e ogni volta che l’incontro ha l’aria strapelata di chi non spera di arrivare a domani».[147]

 

 

Questa metafora si può comprendere attraverso lo schema percorso che si relaziona al concetto di direzione. Il mandare via, l’espellere, presuppongono la fuoriuscita  di un qualcosa di repellente dal corpo che si dirige verso l’interlocutore:

7)       «C’è di buono che a quel punto qualcuno caccia la balla che sta arrivando la pula». [148]

8)       «Chi te l’ha raccontato? Qualcuno caccia palle su di me».[149]

 

Questo processo, nel dominio delle AL, è associato ad azioni verbali che designano menzogne. Nella mappatura in realtà sono salienti la direzione dell’atto congrua a quella del parlare e la qualità dell’oggetto espulso.

 

 

 

   2.5 Parti del corpo non presenti nell’AL

 

Le espressioni pigliare, prendere, portare per culo, per il culo [150] mettono in luce un gesto violento, che vìola le regole sociali nella nostra cultura. Nel dominio d’arrivo, le espressioni si avvicinano alle designazioni di ‘inganno, raggiro o derisione’:

9)       Non prendo per il culo, Antonia. Da quando ci siamo mollati l’unica cosa che ho fatto, sul serio voglio dire, è stato pensare e ripensare alle cose che mi hai detto. [151]

10)   Quel ragazzo mi ha preso per il culo un anno intero. [152]

11)   Ogni volta che i quattro Antò  comparivano inutilmente assatanati all’orizzonte, le ninfe li portavano per culo settimane di fila in tutte le fiere del circondario. [153]

12)   Albertino e i suoi amici lo pigliavano per il culo. Soggetto! Leccaculo dei professori! Forse una volta gli aveva pure menato. Poi Albertino era stato bocciato. [154]

13)   Quelle risate appiccicose al sapore di Girella e Ovomaltina, quei cori criminali di settenni in cannottiera mi portavan per il culo e mi gridavan”Bona!Bella suora!” [155]

14)   Un mio compagno di scuola sembrava un topo che non parla con gli altri perchè non riesce a parlare, non sapeva cosa dire, se parlava lo prendevano per il culo. [156]

15)   Capisco che la sua è una domanda da presa per il culo. [157]

16)   C’eravamo capiti imeediamente che ci stavamo prendendo per il culo l’uno con l’altro. [158]

17)   Le scritte della contestazione italiana del 1977: rivoluzione popolare presa di culo popolare.[159]

18)   L’inverno e l’estate ogni giorno vita ogni giorno morte. Che presa per il culo la nostra esistenza.[160]

19)   Erano proprio queste le novità. E naturalmente il vecchio  non aveva perso un nanosecondo, nell’appoggiarle a Depression Tony e agli altri amigos  Catholic Punk, sputtanandolo quel poveraccio, da Bologna al canton Ticino. Ma sbisciate e prese per il culo non ci riguardano. [161]

20)   Che non c’è time for loosers ce lo ha insegnato la vita. Ce l’ha cantato un tipo che poi è morto d’aids, pensa te che presa per il culo. [162]

 

Di conseguenza abbiamo il pigliaperilculo[163] e il perculeggiato[164] :

21)   É una specie di armadio, spalle, larghe, camminata da plantigrado e sguardo da pigliaperilculo perenne. [165]

22)   Inagannati, perculeggiati e offesi. [166]

23)   Veder sminuito – peggio, perculeggiato – il proprio ruolo di combattente e falsario antiamericano gli strazia il petto peggio di una baionetta avvelenata. [167]

Mandare/andare a cagare[168] si basano sul riferimento ad una funzione fisiologica e ricorrono nel linguaggio per lo più nella forma imperativa, per invitare seccamente qualcuno a togliersi di torno, a smettere di scocciare e di infastidire:

 

24)   “Ma va a cagare tu e le tue mine di merda!” gli risponde il Mangia. [169]

25)   E’ fuggito, non ce l’ha fatta proprio. Si va be’ ma è stronzo. Eh lo so ma fa pena lo stesso così innamorato. Che vadano a cagare. Che vadano a cagare. Il problema è fare i disinvolti.[170]

26)   “Pure Vittorini non pagava una lira” mi ha detto, sempre lui, il mio amico editor, e io ho pensato: “Ma va a cacà tu e Vittorini.”[171]

27)   “Che cazzo fa quello lì con le cuffie?” “Vai a cagare, Misero…che cazzo ne so? Sarà un buttafuori.”[172]

28)   Io ho chiesto “dov’è la rossa che c’è sulla segreteria telefonica?” La mora mi dice in terrone vai a cagare, con cinquantamilalire di merda.” [173]

29)   Tutti i pezzi scritti dai maiali sfoggiano indignazione a palate per il vuoto dei giovani e della società. Che vadano a cagare. [174]

30)   Gli rispondo che se non è sicuro si realizzerà, questo ideale, cosa cavolo si sbatte a fare? Lui mi manda a cagare. Fuma talmente poco, di solito, che con due tiri è subito fuori. [175]

31)   “Be’,  ci manca  solo la marca da bollo di quest’anno.” Mentalmente, la mando a cagare. [176]

32)   Da un paio d’anni sono arrivati i sicialiani e quelli vogliono mettere il naso dappertutto anche negli affari degli avvocati. Sembrano anche che abbiano avvicinato Benoit ma che lui li abbia mandati a cagare. [177]

33)   Io mi sto rompendo le palle di girare a vuoto. Al massimo mi mandino a cagare. [178]

 

 

Con sclerare[179] siamo davanti ad una metafora dello stato mentale. In questo caso c’è un fastidio da trasferire, il parlante figura come il donatore, l’interlocutore come un recipiente. Nel dominio delle AL, il verbo sclerare si avvicina alle designazioni di ‘impazzire, dare fuori di testa, smaniare (spesso con uso iperbolico)’:

34)   «Due girls si confrontano le tette davanti allo specchio, Moni continua a litigare con la rossa, interviene anche l’amica che se la prende con me dandomi della stronza e nomacci vari, una vera noia. La vichinga sta sclerando ma la tipa non esce dal cesso». [180]

 

Il dominio delle parti del corpo è implicato anche nella metafora fare un elmo a qualcuno[181]. Questa espressione, nel dominio delle AL, si avvicina alle designazioni di ‘stressare con lunghi discorsi’. La metafora non produrrebbe significato se nel pensare all’elmo non si tenesse conto del capo.  Il dolore intenso che può provocare l’indossare un elmo, sul proprio capo, è associato al dolore che può provocare un discorso stressante. L’intensità dell’azione è saliente.

Le espressioni fare due palle, due palle così[182] e il verbo pallare[183], nel dominio delle AL, si avvicinano alle designazioni di ‘annoiare profondamente, stufare, seccare, infastidire’. Abbiamo l’associazione tra le palle e i testicoli. Le parole figurano come qualcosa che gonfia, come l’aria immessa con un gonfiatore nel beccuccio di un palloncino.  Il termine palla, nel dominio AL, designa metaforicamente un ‘discorso, ragionamento, opera, situazione, ecc. Insulsa o noiosa’:

35)   Forse sto scrivendo delle palle, anzi senza forse.[184]

36)   Dai Antonia non attaccare con ste palle femministe del cazzo. [185]

37)   Superficiali? Senza valori? Le solite palle da sindacalista in carriera! Dare valori ai giovani spesso e volentieri è un modo per farli sentire in colpa![186]

38)   Sembra proprio di essere in Irlanda, anche se in Irlanda non ci sono mai stato e magari è una palla peggio di qui.  [187]

39)   A me i professionali hanno fatto veramente due palle così. Per non parlare delle scuole femminili. Sto diventando tremendamente reazionario. [188]

40)   Ne hanno scritto una per Francesca che non si trovava, per Giulia che era brava, per Silvia che ignorava che Luca si bucava, per Anna che sapeva fare all’amore, per Gianna Gianna Gianna che aveva un coccodrillo ed un dottore, a Marinella volata su una stella lassù, e che due palle ci aveva fatto Lisa dagli occhi blu. [189]

41)   Allora si levi dai piedi per favore. No, anzi, prima mi dia i dati dell’avvocato. Se no mi fa due palle così. [190]

 

L’espressione fare brutto[191], nel dominio delle AL, si avvicina alle designazioni di ‘inveire, minacciare, fare il prepotente’. Questa metafora si pone ai margini del dominio parti del corpo. In effetti, è un comportamento caratteriale ad essere associato ad un’AL:

42)   Vuoi fare brutto come Judge Dredd, ma sembri George e Mildred.[192]

43)   Ci sono quelli del servizio d’ordine che fanno brutto – noi istighiamo a più non posso – quei bastardi assomigliano a culturisti

44)   “Fare brutto”: inveire[193]

45)   “Stai tranzollo, zio Ettore, non puoi alzare la voce per queste cose! Fai veramente brutto.” “Nucleo c’ha ragione se t’incrastisci a questi livelli te ne vai a male!” [194]

 

 

 

 

 

 

2.6 Giudizio soggettivo

 

 

Nel descrivere un’azione linguistica, un parlante esprime allo stesso tempo un giudizio e dà una valutazione dell’azione linguistica e di tutto quello che la caratterizza. Dentro alcuni domini donatori certi tipi di comportamento sono approvati o meno. Ci sono delle regole sociali che valutano determinate azioni. Questi giudizi soggettivi sono poi trasferiti nel dominio d’arrivo.  Quando una metafora contiene un giudizio soggettivo, significa che chi si trova a descrivere un atto linguistico, esprime un giudizio su alcuni aspetti dell’azione linguistica primaria. In altre parole, valuta alcuni aspetti dell’azione linguistica come positivi o negativi. I criteri su cui si basano queste valutazioni dell’azione linguistica, possono essere di natura più concreta, per esempio, alcune azioni possono essere socialmente accettabili o meno. Questi criteri sono usati per giudicare il comportamento in entrambe i domini, quello di partenza e quello d’arrivo. Per esempio ci sono determinate regole sociali che indicano quale comportamento bisogna tenere, quando si mangia. Vomitare cibo è un’azione socialmente condannata nella nostra cultura, infatti, a cacciare balle,  è associato un giudizio soggettivo negativo.

Le metafore cagata, [195] coglionata, [196] merdata, [197] minchiata, [198] hanno come dominio donatore quello delle parti del corpo e funzioni fisiologiche e nel dominio d’arrivo denotano azioni linguistiche che valutano atti verbali come scadenti o di poco conto. Queste metafore descrivono azioni linguistiche e si designano a vicenda: sciocchezza, idiozia, boiata, palla, frottola, stupidaggine, cazzata[199], porcata, schifezza, stupidata, pirlata[200], stronzata, fagianata[201], carciofata[202], pizzata.

Alcuni termini sono metafore che provengono da differenti domini donatori:

46)   Carino ricciutello e tutto il resto, niente da dire, anche dolce, simpatico, mica scemo, ma non esageriamo. Non è Lenin. Immaturo. Decisamente immaturo. Anche quel bisticcio: cagate. [203]

47)   Mi sembra di aver scritto delle gran cagate e che adesso sto scrivendo molto meglio. [204]

48)   Sto disteso sul divano e penso che è tutta una cazzata: siamo qui a tirare coca come un fascio, poi mi viene in mente l’appartamento a Londra. Forse le discriminazioni tipo fascio sono una cagata, forse ogni cosa è una cagata e siamo tutti nella merda. [205]

49)   Oh insomma. Lo sapevi cosa stavamo per fare o no? sbottai, privo di ulteriori argomenti. Non proprio. Cioè. Non così. Così è una cagata colossale. [206]

50)   Incredibile. Ah Stefy, io non ti riconosco più. Tu non hai mai fatto delle cagate simili. [207]

51)   Se tu fai bene la spesa sei tranquillo. L’importante è non spendere soldi in troppe cagate. Una cagata è il cellulare di plastica gialla con le caramelle e il rumore[208]

52)   Adesso facciamo una generazione all’anno, ma sono tutte cagatelle, come la pantera o il Jurassic School, mentre i nostri avi facevano i sit-in e cantavano we shall overcame.[209]

53)   Arrivano le cocacola e si buttano sopra con entusiasmo scambiandosi pacche   e sfottimenti a dir coglionate inutili. [210]

54)   “Ripartiamo. disse lei …senza che dalla sua voce scaturisse il rammarcico necessario. é una coglionata: disse lui. [211]

55)   Quello che mi piaceva di lei è che non vi rifilava le solite merdate che suo padre era un grand’uomo. Doveva sapere che razza di marpione sfessato che era. [212]

56)   Perchè tu dici sempre minchiate? [213]

57)   Chi lavora combina sempre qualche cazzata. Eh si. In questo mestiere di merda di minchiate ne puoi fare tante e non c’è nessuno che ti copre il culo[214]        

 

L’espressione buttare, sputare merda addosso[215] nel dominio di partenza mette in luce la fuoriuscita di qualcosa di repellente dal nostro corpo. Nel dominio delle AL, la stessa espressione, descrive una ‘critica eseguita con gran cattiveria o un insulto’. Le parole figurano come qualcosa di repellente, il parlante come un contenitore e l’interlocutore come un recipiente. La metafora si basa sul riferimento ad una funzione fisiologica ed esprime una valutazione negativa dell’azione linguistica. Nella mappatura in realtà sono salienti la direzione dell’atto, congrua a quella del parlare e la qualità dell’oggetto:

58)   Voglio dire che mi sono rotto i coglioni delle persone che se ne stanno lì sedute col culo stretto e aprono bocca solo per buttarti addosso la loro merda. [216]

59)   Tante voci che mi sembra di uscire pazzo. Volete che mi tolga di qui? Sto cazzo. Tutti quelli che sentirai sputarci merda addosso è perchè vorrebbero il nostro posto.[217]

 

Conclusioni

 

 

Nel primo capitolo sono state individuate alcune categorie metaforiche e abbiamo visto come possono essere concettualizzate alcune espressioni linguistiche.  In 1.2, nel dominio delle AL, i suoni non linguistici offrono spunto ad alcune azioni metalinguistiche, in 1.3 gli animali, con il loro comportamento, sono manipolati mentalmente per la creazione di metafore metalinguistiche. I vegetali formano un dominio fonte di metafore metalinguistiche in 1.4. Una più complessa categoria metaforica comporta l’equazione tra aggressione verbale e aggressione fisica in 1.5. Le azioni linguistiche possono essere rappresentate come oggetti che sono dati all’interlocutore o che sono fabbricati dal parlante in 1.6. Infine, la conoscenza enciclopedica e cognitiva non è bastata all’individuazione di tratti salienti che il dominio donatore proietta in quello d’arrivo in 1.7.

Nel secondo capitolo, abbiamo visto come la metafora è un importante mezzo di comprensione e allo stesso tempo un modo di strutturare l’esperienza. Abbiamo avuto un’ulteriore conferma di come un’altra importante funzione della metafora è quella di strutturare domini astratti attraverso la mappatura proiettata da domini più concreti.

Una prima distinzione saliente è stata quella concernente le metafore che si originano (i) dalle parti del corpo usate per parlare o per altre attività , e (ii) le parti del corpo non presenti nell’AL. All’interno di queste due categorie sono state fatte ulteriori distinzioni. Nella categoria (i) abbiamo visto una metafora come rimangiarsi la parola che si origina dal dominio alimentazione e descrive il contrasto tra la direzione dell’ingerire (mangiare) e quella dell’esteriorizzare (parlare). La metafora impastare ha evidenziato come le azioni linguistiche possono essere rappresentate da oggetti che sono fabbricati dal parlante. In questa categoria ci sono anche metafore che si originano da alcuni alimenti. In 2.2, con banfare il collegamento metonimico tra respirazione e azione linguistica molto radicato, ha permesso di associare un eccesso nell’intensità del respiro con un’azione linguistica smisurata relativa al vanto.

Alcune espressioni hanno evidenziato il movimento degli organi del linguaggio. La bocca, la lingua e le labbra hanno costituito gli elementi salienti del dominio organi del linguaggio ed hanno messo in luce ancora una volta il radicamento della dimensione mentale nella dimensione fisica, corporea.

Nella categoria (ii), in certi casi le parti del corpo sono coinvolte marginalmente. In altri, costituiscono l’elemento saliente. Infine, nell’ultima parte possiamo trovare tante espressioni dove i nomi di queste parti del corpo sono contenute o funzionano da contenitori. Nell’ultimo paragrafo abbiamo visto come il giudizio soggettivo è un importante fattore che facilita la proiezione metaforica.

La metafora è quindi un dire qualcosa come se fosse qualcos’altro. Nella nostra mente accade qualcosa di molto particolare. Questo intersecarsi dei domini, fa in modo che la mente crei una metafora, in altre parole, produca significato. Tutto questo è molto utile, altrimenti, nulla avrebbe senso e la nostra comprensione risulterebbe molto limitata. La generalizzazione e la riduzione della nostra esperienza ci permettono di creare significato e aumentare la nostra comprensione. Le metafore penetrano le nostre vite influenzando diversi aspetti come l’amore, la carriera e anche il linguaggio. Gli esseri umani vivono dando prevalenza al significato e all’immaginazione, attraverso differenti linguaggi mettono in luce una varietà di mondi metaforici che producono scopi, credenze e visioni del mondo differenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corpus di metafore e metonimie

 

 

A

 

Abbaiare, intr. Lamentarsi, protestare.

“Nucleo, voglio dire che mentre io facevo i numeri di Schillaci ai mondiali del 90 per arrivare , tu te la dormivi di brutto!” “Capsula non abbaiare, io non dormivo” (Pali e dispari, Kumpalibre,80)

 

2. Millantare, banfare, anche riuscendo a cavarsela in una situazione difficile (in particolare nell’espressione abbaiarsela); registr. Anche da linguagiovani da fonte milanese: “all’interrogazione di filo me la sono abbaiata di brutto”.

Ti venisse se stai già abbaiando o banfando mentre io sto dimostrando le mie doti.(Gente gusta, tappa dopo tappa, in Truffa)

Nucleo, puoi abbaiartela quanto vuoi, tanto io sono molto più ordinato. (Pali e dispari, Kumpalibre,106)

 

Abbottare, tr. Nella locuz. Abbottare le palle a qualcuno: annoiarlo, risultargli fastidioso (propriamente “gonfiargli i testicoli”); voce merid., denom. da botta “rospo” col pref. Intensivo ad-

Metti il villagio marino … Ti abbotta le palle!Senza prospettive. Io sono stato in Belgio. Ci sono arrivato con la minimetro. Si respira tutta un altra aria. (Lomunno, Rosa, 11)

 

Abbuttare, tr. Annoiare, stufare, infastidire; voce di area siciliana registr. da Badacomeparli di fonte palermitana.

 

Affanculare, tr. Mandare affanculo

 

Pertanto quel che voglio chiedere è: come mai il poeta caliceti non ha risposto a una sola domanda?, e persino quando lo si è affanculato in modo più che aaperto ha fatto finta di non esserci? Eppure lui era lì guidava, cantava, e il vecchio Ruben e io, seduti dietro, si urlava, si bestemmiava. (Ballestra, Orsi, 21)

Io invece vorrei affanculare quelli che portano i capelli corti con il gel, magari fascisti: gli scorreggi, loro, li fanno dalla bocca, vedete pensano di parlare ma escono solo stronzate. (Ragagnin, Linkati, Stockausen, 108)

 

Affanculatorio, agg. Che usa un linguaggio insolente e offensivo, che manda affanculo.

 

  • Se tutto va male, fra quaranta minuti tocca all’orso Gioele, che da affanculatorio e ridanciano è divenuto malinconico e pessimista e tutto preoccupato e privo di coraggio. (Ballestra, Orsi, 25)

 

Affanculo (var afanculo, a fanculo, a fa’n culo, a fare in culo), avv.  Nella locuz. Andare affanculo: togliersi di torno, smettere di seccare, di infastidire, o anche andare in rovina, cessare definitivamente di esistere (per lo più nella forma imperativa, come invito secco e perentorio).

Le ripete di curarsi del cane e di dargli da mangiar bene e poi andare pure affanculo. (Arbasino, bella di Lodi, 124)

Vai a fare in culo tu e il tuo mito delle grandi distanze. Pensi davvero che sia necessario andare fino a New York?(Saviane, Sedici anni, 117)

Una collera feroce e minacciosa, ribollente come un vulcano.”Siete degli animali!” gridò. “Andate tutti affanculo, brutti stronzi mongopatici deficienti!”(Massaron, Rumore, 137)

Ma va’ afanculo! Prendi il sole e pensa a evitare la strada di Alder Mazzanti, mitomane che non sei altro. (Brizzi, Lennon, 144)

Lasciammo che la cicciottella andasse affanculo pei casi suoi, lei ancora viva e noi pure. (Fortunato, Reni, 72)

Se vieni a chiederlo qui dentro, te lo dicono tutti che non c’è più analisi sulla struttura di base, che vada affanculo il capitale e la comunità organica.(Genna, Catrame, 66)

E ora siamo di fronte a un bivio, o andare affanculo o suonarvi dei bis. (Elio e le storie tese, Bis, in Craccacriccrecr)

–         Mandare affanculo: invitare qualcuno in modo brusco e lapidario a togliersi di torno, a smettere di seccare.

Addio, adesso il vecchio lo manda a fa’ ‘n culo.(Simonetta, Sbarbato, 290)

Loro la mandano affanculo e gridano al barista  di portare due campari corretti. (Tondelli, Libertini, 8)

Al telefono c’è l’amica Sandrine con un tono di voce disperato, dice “Ah cosa devo fare? Cosa devo fare secondo te?”Io come sempre consiglio: “Mandalo a fare in culo.”(Campo, Sentita bene, 66)

Mi rialzo a stento, mandando a fanculo tutti quelli che mi dicono di stare calmo. Non posso stare calmo adesso ti devo trovare. (Monina, Fuoco, 105)

Guidatori funky, fanculo a tutti quanti. Mi mandano a fanculo mentre sono in moto, li mando affanculo e gli mostro lo scroto. (Elio e le storie tese, La visione, in Craccracricrecr)

 

Afoso, agg. Noioso, ripetitivo, banale;  registr. da Linguagiovani da fonte novarese

 

Aggravare, tr. Importunare, seccare, registr. da Forconi, Mala Lingua.

 

Alluccare, intr. Grdare; registr. da Dizionario coatto in area napoletana

 

Artigliere sm. Persona che ama spararle grosse, spaccone; voce del gergo giovanile degli anni settanta secondo Lanza, Mercabul, 19 e Ferrero, Gerghi, s.v. artiglieria.

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B

 

Babbiare, tr. Prendere in giro; registr. da Espresso da fonte romana.

 

Bacare, tr. Annoiare, infastidire, seccare; registr. da badacomeparli da fonti senesi e perugine.

 

Baccagliare (var. Baccajare, barcagliare, barchegliare), intr. 1. Schiamazzare, strepitare, litigare o protestare animosamente; voce di provenienza dialettale (cfr. Panzini 1923 e DELI) che Espresso e Linguagiovani  registrano in tale accezione come tuttora propria dei linguaggi giovanili (entrambi da fonti romanesche).

La folla però cresceva sempre più, premeva contro i cancelli, baccajava, urlava, diceva i morti.(Pasolini, Ragazzi di vita, 10)

Famme annà a dormì, va, sinnò mi padre baccaja. (Pasolini, Ragazzi di vita, 204)

Un centinaio son rimasti a baccajare intorno al presidio.(Castellaneta, Villa, 217)

Donne che baccagliavano, donne con le reti della spesa piene di finocchi di sedani di pere.(Malerba, Il serpente, 157)

Scalciano e pestano con gli anfibi le coperte gli anfibi e i materassi e salgono sugli armadietti e gettano gli zaini di sotto e baccagliano come matti e si passano il whisky come se fosse acqua e bevono e sputano.(Tondelli, Soldato acci, 177)

Mi pare di vederlo, l’autista tutto in calore al pensiero di dargliele a un pò di hooligans. Probabilmente i midlands si saranno messi a baccagliare con gli sbirri e questa è la scusa che gli serve. (King, Fuori casa, 27)

Probabilmnete gli han dato cinquanta sterline a qualche disoccupato tossico di Berlino EST per baccagliare un pò. (King, Fuori casa, 104)

 

2. Provocare, sfidare.

Credi a tutte le bugie sul mio conto ma non crolli, ancora mi barchegli e non mi molli. (Sottotono, Ttoche mi hai de, in Soprattutto sotto)

Tutte al culmine in un fulmine restano le tue tracks telluriche scosse negli stereo, la tua voce ancora infrange, baccagliavano la crew sopra le spiagge. (Joe Cassano, Basse frequenze, in Dio lodato)

 

Balena, sf. Bugia macroscopica; registr. da Badacomeparli da fonte perugina.

 

Ballista, sm. E f. Invar. Persona bugiarda, che racconta balle; registr. da Badacomeparli Registr. da  fonte veronese e torinese.

 

Bananata, sf. Stupidata; registr. da manzoni-Dalmonte, Pesta duro: “Smettila di raccontarmi bananate”

 

Banfare, intr. Millantare, elogiarsi oltre misura e ingiustificatamente, raccontare balle; voce di provenienza settentrionale (piemontese Banfè e lombardo Banfà propriomaente “ansare”: cfr. DEI , s.v. banfa) entrata nel gergo militare e poi diffusamente in quello giovanile, registr. anche da Badacomeparli da fonti piemontesi, Espresso, che riporta un’attestazione varesina, e Manzoni, Peso.

Ti venisse se stai già abbaiando o banfando mentre io sto dimostrando le mie doti. (Gente guasta, Tappa dopo tappa, in Truffa)

 

 

Banfata, sf. Esagerazione, vanteria; registr. da Badacomeaprli da fonti piemontesi.

 

 

Banfo, sm. Il millantare, il vantare grandi doti e grandi imprese; deverb. Da banfare (v.), registr. in area torinese da Truzziario.

 

 

Banfone, sm. (femm. –a) Chi banfa, cacciaballe, fanfarone; deriv. Da banfare (v.) registr. da Badacomeparli da fonti piemontesi.

 

 

Banza, sf. Bugia, panzana; registr. da Linguagiovani da fonte milanese.

 

Bernardata, sf. Cretinata, idiozia; deriv. da bernarda, secondo il medesimo passaggio da cazzo a cazzata.

Già che ci sei, chiami qui uno dei tuoi amici simpatici, che ce ne hai tanti, e se non lo sai te lo dico io cosa dovete mangiare, e di cosa vi paice parlare…. te che stai lì tutta contentacon tutte le bernardate che ti dicono (Arbasino, Bella di Lodi, 150)

 

Blablanata, sf. Discorso superficiale, vuoto, stupido.

Concetta è come compressa dal piede di Gulliver. Si sdolcifica prestopresto. Più scocciata e sboccata delle desuete blablanate. (Lomunno, Nero sud, 85)

 

 

Blablare, intr. Parlare ininterrottamente o a vanvera; registr. da Badacomeparli da fonti torinesi.

 

Boccalone, sm. (femm. –a). Persona molto pettegola; registr. in area sett.da Espresso e da Gio/dizio.

 

Bocciare, tr. Raccontare cose palesemente inventate; registr. in area genovese da Finessi 1992, 200.

 

Bomba, sf. Affermazione inverosimile, cavolata; registr. da Manzoni-Dalmonte, Pesta duro, Badacomeparli da fonte livornese e Gio/dizio.

 

Bonci, inter. Per concludere un discorso; registr, da Espresso da fonte genovese.

 

Botto, sm. Dire grosse sciocchezze; registr. da Gio/dizio

 

Buratto, sm. (femm. –a) Persona che parla di continuo; registr. da Badacomeparli da fonte varesina.

 

Busciare, intr. Farneticare, parlare a vanvera; registr. da Dizionario coatto da fonte ticinese.

 

 

La vc. pare nata da un errore di lettura della parola lat. calsa, n. di pianta, in un codice di Plinio il Vecchio.

 

 

 

 

Beccare, tr. Interrogare; registr.  in  area piemontese-lombarda da Sobrero 1993, 101, che peraltro ne documenta l’uso già in un indagine nel 1958-59.

 

Boiata, sf. Sciocchezza, cavolata; porcata, schifezza.

A me però non me ne importava proprio niente di non aver visto il film . Passava per una cosa da ridere con Cary Grant , e le solite boiate.(Salinger, Holden, 42)

Quel miscuglio lì mi sa tanto di una boiata, non mi piace, meglio il cognac liscio.(Simonetta, Sbarbato, 274)

Utero se ne strasbatte del perchè vanno con lui. È un professionista. Resta fedele al suo stile. Sempre. Regala le stesse boiate  sentimentali a ogni vagina come se fosse sempre la prima volta. (Caliceti, Fonderia, 77)

Ce ne fosse mai una capace di pensare (…) che l’esame in realtà era una boiata, oppure che stavo alzato di notte per studiare. (Montrucchio, Ondate, 117)

 

 

 

 

C

 

Cacciare, tr.Raccontare frottole, millantare (in partic. nelle espressioni Cacciare balle, palle)

C’è di buono che a quel punto qualcuno caccia la balla che sta arrivando la pula. (Simonetta, Sbarbato, 186)

Tenta sempre di far passare per ingenui tutti cacciando che guadagna delle cifre per sera ma se la giostra nella zona più scadente del parco e ogni volta che l’incontro ha l’aria strapelata di chi non spera di arrivare a domani. (Simonetta, Tirar mattina, 159)

Chi te l’ha raccontato? Qualcuno caccia palle su di me (King, Fuori casa, 110)

 

Cagare (var. Cacare) Locuz. Andare a cagare: per lo più nella forma imperativa per invitare seccamente qualcuno a togliersi di torno, a smettere di scocciare, di infastidire, ecc.

 

“Ma va a cagare tu e le tue mine di merda!” gli risponde il Mangia. (Simonetta, Sbarbato, 200)

è fuggito, non ce l’ha fatta proprio. Si va be’ ma è stronzo. Eh lo so ma fa pena lo stesso così innamorato. Che vadano a cagare. Che vadano a cagare. Il problema è fare i disinvolti. (Porci con le ali, 116)

“Pure Vittorini non pagava una lira” mi ha detto, sempre lui, il mio amico editor, e io ho pensato: “Ma va a cacà tu e Vittorini.”

“Che cazzo fa quello lì con le cuffie?” “Vai a cagare, Misero…che cazzo ne so? Sarà un buttafuori.” (Lucarelli, Almost blue, 12)

Io ho chiesto “dov’è la rossa che c’è sulla segreteria telefonica?” La mora mi dice in terrone vai a cagare, con cinquantamilalire di merda.” (Nove, Puerto plata, 9)

Tutti i pezzi scritti dai maiali sfoggiano indignazione a palate per il vuoto dei giovani e della società. Che vadano a cagare. (Campo, Bella, 39)

 

Cagata (var. Cacata), sf. Cosa scadente o di poco conto, sciocchezza, idiozia, boiata.

Carino ricciutello e tutto il resto, niente da dire, anche dolce, simpatico, mica scemo, ma non esageriamo. Non è Lenin. Immaturo. Decisamente immaturo. Anche quel bisticcio: cagate. (Porci con le ali, 109)

Mi sembra di aver scritto delle gran cagate e che adesso sto scrivendo molto meglio. (Palandri, Boccalone, 25)

Sto disteso sul divano e penso che è tutta una cazzata: siamo qui a tirare coca come un fascio, poi mi viene in mente l’appartamento a Londra. Forse le discriminazioni tipo “fascio” sono una cagata, forse ogni cosa è una cagata e siamo tutti nella merda. (Zanardo, Londra, 196)

“Oh insomma. Lo sapevi cosa stavamo per fare o no?” sbottai, privo di ulteriori argomenti. “Non proprio. Cioè. Non così. Così è una cagata colossale.” (Dazieri, Gorilla, 169)

Incredibile. Ah Stefy, io non ti riconosco più. Tu non hai mai fatto delle cagate simili. (Montrucchio, Cardiofitness, 133)

Se tu fai bene la spesa sei tranquillo. L’importante è non spendere soldi in troppe cagate. Una cagata è il cellulare di plastica gialla con le caramelle e il rumore. (Nove, Puerto palta, 13)

 

  1. Dimin. Cagatella.

Adesso facciamo una generazione all’anno, ma sono tutte cagatelle, come la pantera o il Jurassic School, mentre i nostri avi facevano i sit-in e cantavano we shall overcame. (Monina, Fuoco, 62)

 

Calla, sf. Grossa bugia; voce di area centrale, in partic. romanesca registr. anche da Forconi, Mala lingua,Ferrero, Gerghi e Linguagiovani da fonte romana.

“Calla”: bugia. (De Crescenzo, Distrazione, 82)

 

Cantinare, tr. Seccare, infastidire (anche assol.)

Se lo dico al marinetto lui predica: “e non cantinare, Garofano! Preparami la purea che c’ho il turno!” (Serra, Via Millelire, 51)

 

Captare, tr. Capire

“Finalmente sono riuscito ad ascoltare una phonata di Marco.””Veramente libidinosante””Paccoso! Mi sento in paradiso perchè questa è la prova inconfutabile dell’amore di Marco per me, per me sola, captiiiii!!! É doppiamente wonderful!” (Mottica, Mondo paninaro, 43)

 

Carlottare, intr. Parlare di continuo con aria supponente; denom.da carlotta: ragazza ricca e smorfiosa(anche con uso appositivo); registro anche da  Manzoni, Peso ed Espresso, registr. da Badacomeparli da fonte grossetana.

 

 Carlotta, sf. Ragazza ricca e smorfiosa(anche con uso appositivo); registro anche da  Manzoni, Peso ed Espresso.

 

 

Carciofata, sf. Stupidaggine, sciocchezza.

Tu si che hai capito tutto – questi sono i fatti reali –  di oggi – ti voglio con le tue carciofate freudiane a fronteggiare gli sbirri. (Philopat, Banda bellini, 30)

 

Casotto, sm. Chiasso, confusione, casino.

Ragazzi se parliamo tutti insieme si fa un casotto. (Corti, Ballo, 75)

 

 

 

 

Cavolata, sf. Sciocchezza, stupidata.

“Nelle antologie c’è, ma non si fa mai in tempo ad arrivare ai contemporanei.” “Potrebbero fare qualche taglio, no? Per esempio quel bidone del Monti e le sue “amate sponde”, che fanno pensare alle cavolate dei libretti d’opera.” (Corti, Ballo, 40)

Ho capito che è una ragazza sconcertante una che pensa delle cose terribili. Non deve aver mica preso dei barbiturici  per finta come credevo io. Li deve aver presi perchè il mondo le pareva una gran cavolata. Abbiamo fatto qualche combino in questi giorni. Eh, la martina! É una straordinaria. (Corti, Ballo, 62)

La terza sera, però,  complice un colpo di sonno, avevo mandato il mio socio a fare il lavoro. Alla prima cavolata, aveva aperto la portiera della macchina e fatto rotolare per strada il cantante. (Dazieri, Gorilla, 23)

 

 

Cazzata, (var. Cazzata), sf. Sciocchezza, stupidata.

–         Anche cosa da nulla, inezia.

Quelle cazzate che m’insegnavano a scuola. (Balestrini, Vogliamo tuto, 26)

Le varie cazzate che si fanno e si dicono una più preoccupante dell’altra. (Arbasino, Bella di Lodi, 130)

Sto scrivendoti tutte queste cazzate per non arrivare al dunque, cioè a quello che ti volevo raccontare, anche perchè non ne ho ancora parlato con nessuno. (porci con le ali, 38)

“Ma tu ce l’hai il moroso?” mi chiede ogni tanto mio padre. “Non dire cazzate, pà!” (Saviane, Sedici anni, 95)

“Hai sentito che roba!” “Quante cazzate si sono dette le due cariatidi.” (Mottica, Mondo paninaro, 32)

Credo si tratti di case di cura per turisti ricchi. Li fanno dimagrire chiudendoli in cella e riempiendoli di cazzate new-age. (Ammaniti, Branchie, 72)

Inizia a raccontarmi che i Devoto c’hanno il malocchio, che portano sfiga cioè. Io lo guardo incredulo.  Lui mi sorride, dice: “Diofà, sono tutte cazzate, ma la gente ci crede sul serio, siamo al sud, purtroppo.” (Cappelli, Errori, 106)

Mio padre è potente, lo rovinerebbe. Se ha fatto anche quest’ultima cazzata, mi conceda la parolaccia, lo mando a stendere. (Ventavoli, Amaro colf, 35)

Comunque eravamo allegri, anche per fare una cazzata dietro l’altra, mio cugino era quello che ne inventava di più. (Nove, Puerto plata, 171)

2. Dimin. Cazzatella

Che le porto ad Alcinda? Ma che palle! Vedi se è un povero cristiano che lavora deve perdere tutto questo tempo a comprare cazzatelle per la sorella e la cameriera. (Brancaccio, London calling, 94)

 

Cazziare, tr. Rimproverare aspramente, punire (anche assol.); voce diffusa in partic. nel gergo militare, dal napoletano cazzià.

 

Cazzia per il nostro bene. Come un padre. Te lo mette in culo appena ti volti, però.(Matrone, Sbirro, 15)

Don si voltà verso ange. Si vedeva che non aveva trovato un cazzo ed era lì per cazziarla perchè aveva dato l’ultima a me.(Welsh, Acid house, 46)

Voglio cazziarti se non apri la finestra dopo essere stato in bagno.(Montrucchio, Macchie rosse, 148)

 

Cazziata, sf. Violento rimprovero, cazziatone; voce proveniente dal gergo di caserma, deriv. da cazziare, registr. anche da Ferrero, Gerghi.

Io t’ho fatto tutta sta cazziata, sta ramanzina, perchè mi sento da volette bene.(Pasolini, Vita violenta, 214)

Lorax sfoderò la chitarra acustica del padre di Lallone ,e gliela spezzo dietro le spalle che vedeva già la cazziata del padre per quella chitarra, che solo le corde costavano quanto una chitarra elettrica .(Santojanni, Mostri, 107)

 

Cazziatone, sm. Violento rimprovero, lavata di capo, voce di origine meridionale diffusa in particolare nel gergo militare.

 

Il mio primo giorno in fureria lo ricordo troppo bene perchè ho beccato cazziatoni da ogni parte.(Tondelli, Pao Pao, 215)

Ho anche fatto un cazziatone alla poliziotta che aveva steso un verbale d’arresto senza pensare che toccava a me, superiore in grado e anzianità, oltre che maschio.(Lucarelli, Falange, 39)

Sosteneva che un dirigente che non sa urlare ai suoi subalterni è uno senza le palle:non vale una sega. Saper fare i cazziatoni è un arte.(Matrone, Sbirro, 15)

Ho sentito il vecchio urlare, dire cose incomprensibili, perdere la testa, ma ancora tutto sfrantumato dal cazziatone di zio filomeno non ha saputo che fare.(Ferrandino, Rispetto, 70)

Appena ci vide ci fece un cazziatone da paura.(Perciballi, Come se nulla fosse, 132)

Dopo il cazziatone pubblico, lo ha chiamato in disparte e gli ha detto:”Oh, spero caro jamal che tu abbia capito la recita.(Romano, Mistandivò, 116)

 

Chiodata, sf. Nell’espressione Datti una chiodata!: per esortare a lasciar perdere, a dedicarsi ad altro; registr. da Forconi, Mala Lingua come propria del gergo giovanile diffuso a Roma.

 

Chiappare, tr. Dire o fare qualcosa di giusto, azzeccarci; espressione registr. da Linguagiovani da fonte alessandrina.

 

Cioccare (var. Ciocare), intr. Litigare aspramente, inveire, lamentarsi scompostamente o, anche, gridare, schiamazzare; voce di probabile origine onomatopeica (cfr. Umbro ciuccà “cozzare”) registr. anche da Forconi, Mala Lingua, Ferrero, Manzoni, Peso  e, in ambito torinese da Truzziario  e Dizionario del parlato giovanile, e già attestata nell’opera Con me e con gli alpini di Jahier (dove viene usata transitivamente e col signific. di “rimproverare”: “Mi sempre ciocca quando ritorno a casa”.

Era già quasi ora di andare a scuola, i ragazzini se ne stavano un pò qua un pò la in attesa. Poi la campanella suonò, e tutti entrarono, dandosi caracche cioccando.(Pasolini, Vita violenta, 28)

I granatieri lavoravano bene bene, ma i malati cominciarono a cioccare, a dare in smanie. .(Pasolini, Vita violenta, 241)

Poi vuol sapere se il mio vecchio ha cioccato per via del labbro e del tic di polenta.(Simonetta, Sbarbato,191)

Si alza e va dall’altra parte nell’angolo dell’Ernesto che come lo sente che arriva comincia a cioccare e lo caccia  via. .(Simonetta, Sbarbato,144)

 

Cioccata sf. Vioelnta litigata, aspro rimprovero: deverb da cioccare registr. anche da Forconi, Mala Lingua e Linguagiovani da fonte bolognese.

Sono entrato dentro da pauroso, da bambinetto che gli trema tutto in attesa della cioccata. .(Simonetta, Sbarbato,291)

Eh capirai…., con la cioccata che m’ha fatto il vecchio….son volate le sedie….E tu come te la passi.? .(Simonetta, Sbarbato,324)

 

Ciocco, sm. Aspro rimprovero, litigio violento o anche schiamazzo, casino, deverb. Da Cioccare, registr. anche da Ferrero, Gerghi, in area torinese, da Dizionario del parlato giovanile

Mo’ però ce sentono a noi! Co’sto ciocco che je stamo facendo ce devono pe’ forza da i diritti nostri. Qui fanno a chi magna de più, l’assistenza non ce incula pe niente. .(Pasolini, Vita violenta, 230)

Guai se chiamano a casa cercando di me, mia sorella fa uno di quei ciocchi.(Buzzati, Un amore, 51)

Tu invece di essere contento, vieni qui a fare un ciocco. .(Buzzati, Un amore, 148)

Sua madre la vecchia del Graschelli, qualche giorno dopo è piovuta lì dal Torretti  a fare una gran scena a tutti, un ciocco bestiale che non la finiva più. .(Simonetta, Sbarbato,307)

Uno dei vindici ha visto i nigeriani in questione che ciarlavano sul corner della piazza, ha imbracciato un fucile a canne mozze e ha riempito di pallettoni, ferendolo mortalmente. É scoppiato un gran ciocco. Il suk del piazzone è mezzo insorto.(Ventavoli, Amaro colf, 137)

Vi ho sentito che dicevate Dai, facciamo del ciocco. Facciamo del ciocco gli americani non lo direbbero mai. Vi siete traditi.(Nori, Spinoza, 102)

 

 

 

Culo, Locuz. Pigliare, prendere, portare per culo, per il culo: prendere in giro, deridere, raggirare, ingannare.

C’eravamo capiti imeediamenteche ci stavamo prendendo per il culo l’uno con l’altro. (Ballestrini, Vogliamo tutto, 64)

Non prendo per il culo, Antonia. Da quando ci siamo mollati l’unica cosa che ho fatto, sul serio voglio dire, è stato pensare e ripensare alle cose che mi hai detto. (Porci con le ali, 165)

Quel ragazzo mi ha preso per il culo un anno intero. (Tondelli, Pao Pao, 285)

Ogni volta che i quattro Antò  comparivano inutilmente assatanati all’orizzonte, le ninfe li portavano per culo settimane di fila in tutte le fiere del circondario. (Ballestra, Antò, 11)

Albertino e i suoi amici lo pigliavano per il culo. Soggetto! Leccaculo dei professori! Forse una volta gli aveva pure menato. Poi Albertino era stato bocciato. (Ammaniti, Fango, 282)

Quelle risate appiccicose al sapore di Girella e Ovomaltina, quei cori criminali di settenni in cannottiera mi portavan per il culo e mi gridavan”Bona!Bella suora!” (Demarchi, Granchi, 98)

Un mio compagno di scuola sembrava un topo che non parla con gli altri perchè non riesce a parlare, non sapeva cosa dire, se parlava lo prendevano per il culo. (Nove, Puerto plata, 49)

 

 

–         Presa di culo, per il culo: derisione, presa in giro, inganno, raggiro.

Capisco che la sua è una domanda da presa per il culo. (Simonetta, Sbarbato, 183)

Le scritte della contestazione italiana del 1977: rivoluzione popolare presa di culo popolare. (Guarelli, Linguaggio murale, 19)

L’inverno e l’estate ogni giorno vita ogni giorno morte. Che presa per il culo la nostra esistenza. (Saviane, Sedici anni, 45)

Erano proprio queste le novità. E naturalmente il vecchio  non aveva perso un nanosecondo, nell’appoggiarle a Depression Tony e agli altri amigos  Catholic Punk, sputtanandolo quel poveraccio, da Bologna al canton Ticino. Ma sbisciate e prese per il culo non ci riguardano. (Brizzi, Jack, Frusciante, 22)

Che non c’è time for loosers ce lo ha insegnato la vita. Ce l’ha cantato un tipo che poi è morto d’aids, pensa te che presa per il culo. (Monina, Fuoco, 62)

 

 

 

 

Mandare a cagare: invitare qualcuno in modo brusco e deciso a togliersi di torno o a smettere di seccare.

Gli rispondo che se non è sicuro si realizzerà, questo ideale, cosa cavolo si sbatte a fare? Lui mi manda a cagare. Fuma talmente poco, di solito, che con due tiri è subito fuori. (Zanardo, Londra, 186)

“Be’,  ci manca  solo la marca da bollo di quest’anno.” Mentalmente, la mando a cagare. (Campo, Attore, 50)

Da un paio d’anni sono arrivati i sicialiani e quelli vogliono mettere il naso dappertutto anche negli affari degli avvocati. Sembrano anche che abbiano avvicinato Benoit ma che lui li abbia mandati a cagare. (Carlotto, Mangiabarche, 66)

Io mi sto rompendo le palle di girare a vuoto. Al massimo mi mandino a cagare. (Dazieri, Cura, 200)

 

 

 

Ciatella, sf. Persona pettegola registr. da Badacomeparli da fonte spezzina

 

Cipponare, tr. Scocciare, seccare; registr. da Badacomeparli da fonti settentrionali.

      

 Cisti, agg. invar. Molto bello, figo; registr. da Badacomeparli, Espresso, Dizionario coatto e Dizionario del parlato giovanile da fonti torinesi.

 

3. Per richiamare all’attenzione, per intimare il silenzio o per esortare a calmarsi; registr. da Badacomeparli da fonti sett. e, in area torinese,, da Dizionario del parlato giovanile e Truzziario:”Cisti, madama!”

 

Cistinare, intr. Confabulare, trattare segretamente confabulare trattare segretamente; deriv. da cisti (v.) registr. in area torinese da Truzziario.

 

Clacson, sm. Invar. Persona che parla troppo e a vanvera; registr. da Manzoni, Peso

 

Coglionata, sf. Grossa sciocchezza, idiozia.

Arrivano le cocacola e si buttano sopra con entusiasmo scambiandosi pacche   e sfottimenti a dir coglionate inutili. (Simonetta, Tirar mattina, 165)

“Ripartiamo.”disse lei …senza che dalla sua voce scaturisse il rammarcico necessario. “é una coglionata:” disse lui. (Fois, Gap, 104)

 

Cristare, intr. Inveire, bestemmiare

Lambert e Sousa picchiano duro, la juve continua a prendere l’iniziativa, il cielo è completamente nero le gocce d’acqua immense cadono grosse come non le avevo mai viste in nessun altra parte del mondo, Luis crista contro l’arbitro.(Nove, Puerto Plata, 148)

 

Cristonare, intr. Inveire,imprecare, bestemmiare.

Non so se ridere o piangere, cristonare svenire, ditemi voi cosa si fa in questi casi. (Campo, Mutande, 141)

È tutta la mattina che cristono. Gli avevo talmente raccomandato di partire un pò sul presto, che di questa stagione sai com’è, viene subito il caldo. (De Marchi, Sandrino, 10)

Mio marito cristona dietro a un camion che non siamo riusciti a superare e che ora ci sorbiremo per 40 km di corsia unica.(Montrucchio, Ondate, 173)

 

 

 

 

D

 

Deragliata, sf. Battuta infelice; registr. da Manzoni, Peso.

 

Diariare, tr.  rivelare i propri segreti; registr. da Badacomeparli da fonte triestina.

 

Dritta Informazione utile, in partic. per la buona riuscita di un affare, soffiata; voce proveniente dal gergo della malavita (cfr. Ferrero, Gerghi, Forconi, Mala linga e Trifone, marginalità), che Sobrero 1992, 50 qualifica come termine “a lunga durata del linguaggio giovanile”.

Sul sesso l’aria è pesante per tutti, ci si dice:”il primo che sta bene passa la dritta niente scherzi.” (Palandri, Boccalone, 132)

“Ho una dritta .” dice accendendosi una sigaretta. “Una bella dritta facile facile”. Si alza e ci fa seguito di seguirlo. Usciamo fuori. Il secco si muove come una jena.”ci vuoi passare una dritta? Dov’è l’inculata?”  (Minicangeli, Maiale, 99)

“Ma sei tu qella innamorata di Steve Rothman?”.”Alice ha sapto tenere la bocca chiusa, eh”. “No, guarda perchè forse c’ho una dritta per te.”” In che senso scusa?” “Si da il caso, bambi, che io sono mica della fidanzatadell’agente di Steve Rothman.” (Campo, Attore, 83)

Dandi gli sarebbe stato riconoscente per la dritta. La manifestazione di lealtà avrebbe favorevolmente impressionato. (De Cataldo, Romanzo criminale, 574)

Paga! ‘Na dritta tutt’a posto, gente regolare. (Amore tossico, 87)

 

 

E

Elmo, sm. Casco della moto; registr. da Manzoni, Peso ed Espresso.

2. locuz. Fare un elmo a qualcuno: stressarlo con lunghi discorsi; registr. da Nepi, Paffa in area genovese.

Esaurire, tr. Stressare, assillare; registr. in area torinese da Truzziario.

 

 

 

 

 

F

 

Fagianata, sf. Sciocchezza.

Si chiese per un attimo se quell’improbabile senatore Starnutini credesse davvero alle fagianate che scriveva nei suoi appelli elettorali (Cacucci, Mastruzzi, 57)

 

Fagiano, sm. Tonto, fesso, imbranato (anche con valore aggettivale.);registr. anche da Badacomeparli da fonti centrosett. ed Espresso.

 

Fanculare, tr. Mandare al diavolo, mandare affanculo.

Ogni volta che qualche negoziante cerca di rifilarmele (le monete) come resto mi ncazzo e lo fanculo. (Monina, Fuoco, 22)

 

Fanculeggiare, intr.. Imprecare, inveire.

So tornata che sarà stata l’una ero già del tutto incazzata che uno voleva farmi il culo e non c’eveva manco una lira e non potevo fare a meno di pensarci e per la strada fanculeggiavano a destra e a sinistra. (Galiazzo, Anestesia, 81)

 

Fanculizzare, intr. Con la particella pronom. Nella forma imperativa fanculizzati!, come invito secco e perentorio a togliersi di torno; registr. in area torinese da Dizionario del parlato giovanile.

 

Fare brutto: inveire, minacciare, fare il prepotente; registr. anche da Linguagiovani e linguaggio metropolitano da fonti milanesi.

 

Vuoi fare brutto come Judge Dredd, ma sembri George e Mildred.(Kaos, L’antidoto, in Fastidio)

Ci sono quelli del servizio d’ordine che fanno brutto – noi istighiamo a più non posso – quei bastardi assomigliano a culturisti. (Philopat, Costretti a sanguinare, 105)

“Fare brutto”: inveire. (De Crescenzo, Distrazione,183)

“Stai tranzollo, zio Ettore, non puoi alzare la voce per queste cose! Fai veramente brutto.” “Nucleo c’ha ragione se t’incrastisci a questi livelli te ne vai a male!” (Pali, e Dispari, Kumpalibre, 39)

 

Faxare tr. Dire, comunicare; registr. da Badacome parli da fonte romana.

 

Fettare, intr. Vantarsi; tratto da (af)fettare.

Bè, sì, senza fettare: potevo portare via qualsiasi tipo di donna a chiunque. (Simonetta, Tirar mattina, 89)

Io invece bevo parecchio? Dico di si tanto per fettare un po’ e darmi un contegno, e mi faccio il cognacchino. (Simonetta, Sbarbato, 275)

 

 

Fonare, tr. Chiamare al telefono; registro da Manzoni-Dalmonte, Pesta duro: “Smollami la tua mappa e il numero per fonarti che presto ti vengo a trovare.” e Badacomeaparlida fonte perugina.

 

 

Fono, sm. Telefonata (nell’espressione Fare un fono; registr. da Dizionario coatto in area ticinese.

 

Fuffo, agg. Caotico, rumoroso;registr. da Linguagiovani da fonte milanese:”Vado sempre a studiare in un auletta fuffa dove si parla un cifro!”

 

 

 

 

G

 

 

Garlare, inre. Cianciare; registr. da Espresso da fonte pavese.

 

Gnagnerare, tr. Blaterare (anche per introdurre il discorso diretto)

 

“Pe piaccere, signor caubboi, che me la farebbe vede?” gnagnerava Lu Park miniatura di cacacazzo. (Ballestra, Antò, 64)

“Cioè?”gnagnera immediatamente la zarina. (Ballestra, Antò, 235)

Frignavano gli scugnizzelli gnagnerando idiomi incomprensibili.(Ottonieri, Crema acida, 66)

 

Gnagneroso, agg. Piagnucoloso, che si lamenta; registr. da Manzoni, Peso.

 

Gufare, intr. Fare discorsi di malaugurio, portare sfortuna; registr. Anche da Forconi, Mala lingua, , Badacomeparli da fonti centrosett., Ferrero, Gerghi, Gio/dizio e Manzoni, Peso.

“Stai a gufà.” “Stai a scaciottà.” “Stai a scurreggià er teschio.””Nun me stuccà er pacco.”(Paris, Squatter, 59)

Nei nostri drammi interiori, abbiamo fatalmente dei suggeritoti esterni. E i suggeritoti che gufano, come avrebbe detto Eric il rosso.(Bevilacqua, Anni struggenti,79)

 

 

 

 

 

I

 

 

 

Imbulbare  Intr. Con la particella pronom.. Tacere (in partic. come esortazione, nella forma imperativa); registr. da Badacomeparli da fonti novaresi.

 

 

 

 

Imparanoiare, tr.  Angosciare, tormentare; registr. da Linguagiovani, s.v. paraoia da fonte catanese.

Mi stai angosciando Misty. Ho già spiegato tutto mi sembra. Senza i soldi di Mary non vivo, lo sai e continui a imparanoiarmi così, cazzo…..proprio tu?

“Mi vuoi imparanoiare?”rispose.E aveva ragione lo stavo imparanoiando, mi stavo imparanoiando: improvvisamente lo amavo con tutte le mie sinapsi. (Milani, Postcard, 218)

 

 

 

Impastare, Raccontare, descrivere.

Moni si infila stivali al ginocchio very 2001 odissea nello spazio in vinile rosa yogurt impastando storielle buffe mentre il cielo scurisce e il Cocco si avvicina per una notte disco acidamente lisergica. (Santacroce, Fluo, 42)

 

Inchieccolone agg, Balbuziente; registr, da badacomeparli da fonte perugina.

Divertente l’onomatopeico “inchieccolone” per balbuziente (Cazzullo, Babele Junior, 20)

 

Inzigare, tr. Insinuare, instillare o anche provocare; voce peraltro di antichissima attestazione nel senso di “istigare, eccitare, aizzare”: cfr. GDLI.

Inzigare: stuzzicare, provocare. (F. Durante, Il linguaggio arrabbiato dei giovani, in “La Repubblica/Donna”, 17-IX-1966)

Le donne sono delle fuoriclasse della paranoia sentimentale. Adorano agonizzare nell’amore come farfalle nel vin santo. Inzigano dubbi, pretendono conferme, anelano dichiarazioni solenni. (Litizzetto, Sedano,77)

Chi è quel genio che ha inzigato nella misera mente umana la convinione che la macchina puzzi e abbia assoluto bisogno di una profumatina? (Litizzetto, Pisello, 133)

 

Inquisizione, sf. Interrogazione; registr. da Lanza, Mercabul, 69.

 

 

 

 

L

 

Lingua sf. Avere la lingua piena di peli: adulare, essere un lecchino, registr. da

Essere senza peli sulla lingua.

 

 

 

M

 

Mandaffanculare, tr. Mandare affanculo.

Gigi s’è alzato sfebbrato bevuto un poco di latte col pane inzuppato mandaffanculato la moglie  che mo’ se n’è prese troppe, uscito a comprare le sigarette (Romano, Mistandivò, 181)

 

Mandare a ranare: mandare al diavolo.

Invece di mandarlo a ranare cerca di controbbatterlo con altri argomenti. (Simonetta, Tirar mattina, 131)

Che uomo sei, tu? Carica ancora nelson ma prima che lo mandi definitivamente a ranare e lo avrei fatto in maniera  abbastanza decisa interviene il capoccia. (Simonetta, Giovane, 388)

 

Mandare a farsi fottere: invitare bruscamente qualcuno a togliersi di torno, a smettere di seccare.

Sono lì che azzanno il mio panino e questo barista dice:”Fame eh?” Io penso: ora lo mando a farsi fottere.Ma lui dice “Appena arrivata?” E io non lo mando a farsi fottere allora, perchè mi viene il lampo di genio di chiedergli se conosce una pensione. (Campo, Mutande, 100)

 

 

 

Martellare Scocciare, seccare (anche per introdurre il discorso diretto).

Cominciano a martellare che i motori dei pullman non sono ancora accesi. (Dazzieri, Gorilla blues, 30)

 

Menare, tr. Infastidire, seccare o, anche, ripetere fastidiosamente le stesse cose (per lo più nell’espressioni Menarla, menarlo); registr. anche da Manzoni Dalmonte, Pesta duro; Forconi, Malalingua, Radtke 1993b, 143, Mercato-Fusco, Parlare giovane e Gio/dizio.

 

Non ci venire a menare anche con velleità religiose  che sei già scemo abbastanza. (Calvino, Lettere-1942, 82)

Mah, come vuoi che vada…..così…”rispondo, “il professore di lettere continua a menarla giurando che lui non è ancora riuscito a capire come ci possa essere uno tanto bravo in italianao e tanto bestia in latino.”(Simonetta, Sbarbato, 309)

E tu che fai? Nun te movi, nun fai gniente, grida e mi agita le mani sulla faccia. A me lo meni?(Simonetta, Giovane, 387)

Sid gli parla in greco, attaccano un duetto. Le menano in lungo, un pimpong. (Simonetta, Giovane, 469)

Fa piacere trovarsi a menare le storie e le serate come se si fosse ancora a casa nostra. (Tondelli, Soldato Acci, 162)

 

 

Menata, sf. Discorso, ragionamento, evento, ecc. Insulso, noioso, privo di importanza; stronzata, cazzata.

 

Non ci avevo nessuna voglia di ascoltare le solite menate. (Simonetta, Tirar mattina,133)

Poi è arrivata la sperimantzione  a farmi cambiare idea, compresa la menta del “guarda  te stesso”:io mi ero già guardata dentro parecchio tempo addietro. (Rusconi-Blumir, Droga, 29)

Allora comincio a raccontare, ma quante balle che le dico, tutte fregnacce, io son questo qui e faccio questo qua, tutte menate voi che lo sapete che sono un povero diavolo con su gli scoramenti.(Tondelli, Libertini, 137)

A dire la verità mi secca che trovi la cosa così divertente. Potrei raccontarle della giornata intensa che ho avuto, ma sembrerebbe la classica menata. (Cappelli, Volare basso, 176)

Avere accanto una persona così è un’altra cosa. É stimolante. Veramente . Con lei non si parla delle solite menate. Delle solite inutili cazzate. (Ammaniti, Fango, 63)

Ero io che mi godevo le trecce  dolor noce dei suoi capelli e le menate  delle allergie ai pollini. (Drago, Cronache, 14)

 

2. Rimprovero, lamentela (nell’espressione Fare le menate)

 

Sai cos’è che c’è che mi sballa, il juice and gin in testa come un colpo di Mack ten, quindi non farmi menate che tanto non ho mai ascoltato.(Sottotono, cronici,in Sotto effetto stono)

Poi mi fa le menate perchè per molto meno ha sclerato in una cella. (Elio e le storie tese, La visione, in Cracracriccrer)

 

Menoso, agg. Noioso, fastidioso; registr. anche da Lanza, Mercabul, 36.

 

Merda, Locuz. Buttare, sputare merda addosso: criticare con grande cattiveria, insultare

Voglio dire che mi sono rotto i coglioni delle persone che se ne stanno lì sedute col culo stretto e aprono bocca solo per buttarti addosso la loro merda. (Campo, Attore, 18)

Tante voci che mi sembra di uscire pazzo. Volete che mi tolga di qui? Sto cazzo. Tutti quelli che sentirai sputarci merda addosso è perchè vorrebbero il nostro posto. (Articolo 31, Nessuno, in Nessuno)

 

Merdata, sf. Palla, frottola.

Quello che mi piaceva di lei è che non vi rifilava le solite merdate che suo padre era un grand’uomo. Doveva sapere che razza di marpione sfessato che era. (Salinger, Holden, 5)

 

Minchia (var. Micchia, minghia) Locuz.Rompere, scassare, spaccare la minchia, i tre quarti di minchia: scocciare, infastidire oltremisura; registr. anche da Dizionario coatto in area milanese: “Hai scassato tre quarti di minchia e l’ultimo quarto regge a stento.”

Sai c’è anche Ingrasia, lui assicura che mi dà una mano, ma spacca la minchia, sono costretto a mandarlo via. (Mattrone, Sbirro, 10)

Decido che vale la pena tutto, basta non girare più per casa con Cat Stevens, che scassa la minchia e le pulizie da fare. (Drago, Cronaca, 35)

Noi stiamo bene così, che non ci rompessero la minchia. (Drago, Domenica sera, 103)

 

Minchiata, sf. Stupidaggine, cazzata.

Perchè tu dici sempre minchiate? (Longoni, Naja, 80)

Chi lavora combina sempre qualche cazzata. Eh si. In questo mestiere di merda di minchiate ne puoi fare tante e non c’è nessuno che ti copre il culo. (Matrone, Preso, 246)

 

Mugliare v. Intr. (muglio, ecc.;) Variante popolare toscana di mugghiare (Per lo più in senso proprio;lett. Anche tr. Per eprimere il colmo fella minaccia e del risentimento(Lat. Mugilare, iterativo di mugire “muggire”)

Princivalle  scorreva la Guarda mugliando sfide di ingiuria alla popolazione intiera. (Bacchelli)

 

 

 

 

 

 

P

 

 

Palla, sf. Discorso, ragionamento, opera, situazione, ecc. Insulsa o noiosa.

Forse sto scrivendo delle palle anzi senza forse. (Calvino, Lettere-1942, 78)

Dai Antonia non attaccare con ste palle femministe del cazzo. (Porci con le ali, 103)

Superficiali? Senza valori? Le solite palle da sindacalista in carriera! Dare valori ai giovani spesso e volentieri è un modo per farli sentire in colpa!(Caliceti, Notti emiliane)

Sembra proprio di essere in Irlanda, anche se in Irlanda non ci sono mai stato e magari è una palla peggio di qui.  (Cappelli, Errori, 51)

 

2. Bugia, frottola.

Ma come, non lo sai?Allora sei finto!M’hai raccontato un sacco di palle, te! (Mazzucco, Vita assassina, 51)

Mi ha raccontato un sacco di palle perchè dovrei stare ancora a sentirla? (Campo, Bella 116)

É inutile che mi racconti palle!Tu non soffri d’insonnia non dormi proprio. E c’è dell’altro…Questo è il resoconto di una giornata che abbiamo passato insieme, scritto da te.Tutti i particolari compresso quello che abbiamo fatto a letto. (Dazieri, Gorilla, 74)

“Alexandra non è il tipo che s’inventa una palla simile, non è bugiarda. (Ravera, Festa, 87)

-Locuz. Fare due palle, due palle così: annoiare profondamente, stufare.

A me i professionali hanno fatto veramente due palle così. Per non parlare delle scuole femminili. Sto diventando tremendamente reazionario. (Porci con le ali, 50)

Ne hanno scritto una per Francesca che non si trovava, per Giulia che era brava, per Silvia che ignorava che Luca si bucava, per Anna che sapeva fare all’amore, per Gianna Gianna Gianna che aveva un coccodrillo ed un dottore, a Marinella volata su una stella lassù, e che due palle ci aveva fatto Lisa dagli occhi blu. (Articolo 31, Maria Maria, in Messa)

Allora si levi dai piedi per favore. No, anzi, prima mi dia i dati dell’avvocato. Se no mi fa due palle così. (Dazieri, Gorilla blues, 104)

 

Pallare, tr.  Seccare, infastidire, voce diffusa in area torinese negli anni settanta e ottanta.

 

Pallista, sm. E f.. Bugiardo; registr. da Lotti,Insulti, Badacomeparli da fonti centrosettentrionali  ed Espresso.

Gino riusciva a stupire tutti (…) raccontando storie inverosimili (lo chiamavano “o’ Pallista”). (F. Piemontese, in “Panorama”, 12-IV-1982, 48)

 

Pallonaro, sm. (femm –a) Persona che racconta palle, voce di provenienza centrale registr. da Forconi, Mala lingua  e attestata da Dizionario coatto in area milanese

Pelare, tr. Sgridare, rimproverare; registr. da Badacomeparli da fonte torinese.

 

Perculeggiato, sf. Preso in giro, deriso.

Inagannati, perculeggiati e offesi. (Ballestra, Anto, 196)

Veder sminuito – peggio, perculeggiato – il proprio ruolo di combattente e falsario antiamericano gli strazia il petto peggio di una baionetta avvelenata. (Ballestra, Antò 291)

 

 

Pescare, tr. Considerare, prestare attenzione, dare retta; registr. da Manzoni, Peso nell’espressione Nessuno se lo pesca.

 

Pettinata, tr. Interrogazione andata male; registr. da Ferrero, Gerghi e Mercato Fusco, Parlare giovan.

 

Pigliaperilculo (var. Pigliaperculo), sm. E f. Invar. Chi deride, chi piglia per il culo.

É una specie di armadio, spalle, larghe, camminata da plantigrado e sguardo da pigliaperilculo perenne. (Ferrandino, Rispetto, 10)

 

Pilotto, sm. Nella locuz. Dare il pilotto: fare la predica.

I miei mi davano il pilotto.tutti i giorni. Più volte al giorno.Era un continuo:”Perchè figlio mio?”…In realtà avevo deciso solo di farmi crescere i capelli.(Fortunato, Fabbricato in Italia, 167)

 

Pindacciare, tr. Predire un avvenimento negativo, fare il menagramo; registr. da Linguagiovani da fonte sassarese: “già me lo aveva pindacciato Giovanni, che sarebbe andata a finire male!” e Dizionario interattivo: “Teodoro, toccati! Gianfranco ci ha pindacciato!”

 

Pindaccio, sm. (femm. –a). Menagramo, iettatore; registr. da Linguagiovani da fonte sassarese e Dizionario interattivo.

 

Pinocchiare, intr. Mentire.

Meglio mentire pinocchiando sempre sulle cose o preferire sempre la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? (Littizzetto, Pisello,  157)

 

 

Pippone, sm. Locuz. Tirare il pippone, Piantare il pippone:   Parlare in maniera logorroica e noiosa.

 

Pirlata, sf. Sciocchezza, stronzata.

Che gusto ci provi a inventare tutte ste pirlate. (Simonetta, Tirar mattina, 142)

Ma tu non hai avuto l’impressione che quella truzzina, l’amica di Gino, non fosse un pò interessata a Marco?” “Ma che pirlate vai dicendo.” (Mottica, Mondo paninaro, 58)

La bellezza è nella mente di colui che la contempla, ha detto qualcuno che non ricordo che si sarebbe reso conto di aver detto una pirlata, se avesse conosciuto Ale. (Montrucchio, Macchie rosse, 43)

 

Pizzata, sf. Sciocchezza, cazzata.

“Io se conoscessi una, anche ricchissima, ma cozzara e ignorante, non la guarderei nemmeno.”Serie: cedo e non guarda. “Cacapizza che pizzata! La moneta piace a tutti.” (Lomunno, Rosa, 25)

Locuz. A pizza: a vanvera, in piena libertà.

Redingote all’inizio s’era divertito a cazzeggiare con la sconosciuta Gli era sembrato piacevole spezzare le lunghe mattinate ricurvo sul Macintosh: linguettando a pizzasugli argomenti più disparati con quella specie di animale da ricamificio. (Romano, Mistandivò, 3)

 

 

Pompierata, sf. Discorso retorico e noioso.

Questi studenti durante l’azione stanno sempre schisci –  mentre nelle riunioni e nelle assemblee sono una forza – eseguono in coro ammoscianti pompierate – riescono a rendere pallosa persino una partita di pallacanestro. ((Philopat, Banda Bellini, 32)

 

A quel punto è meglio ascoltare Gianfranco – che ieri sera – al culmine della noia ci ha tirato un pippone pazzesco. (Philopat, Banda Bellini, 21)

Un logorroico incredibile – m’ha piantato un pippone di due ore – ho provato stargli dietro dialetticamente – ma è stato impossibile. (Philopat, Banda Bellini, 136)

 

 

Pompare, Stuzzicare, provocare.

A 64 anni Giuseppe entra a pieno titolo nella grande famiglia dell’Italghisa come talento tuttofare.(…) A volte durante i lavori tocca un tasto delicato. A lui non tirerebbe più come un tempo. Noi lo pompiamo subito. Diciamo che le sue sono balle. (Caliceti, Fonderia, 199)

 

Pressare, tr. Scocciare; registr. da Linguagiovani da fonte bergamasca.

 

Q

 

Quizzare tr. Interrogare; registr. anche da Badacomeparli da fonte torinese e Manzoni, Peso.

Lei, a quanto pareva più zorra che carlotta, voleva per la prima volta e non faceva altro che quizzare di Domande Stupide il suo compagno: Perchè si alza  (abbassa) il carrello. Dove sono i freni, Sopra che città passiamo adesso. (Cazzullo, Babele Junior, 20)

Anche i fumetti arricchiscono il lessico generazionale. Topolino e paperone suggeriscono “opsare” (scusarsi) e slurpare (gustare). La TV impresta “quizzare” (interrogare) e “testa di quiz”, uno sprovveduto. (Brizzi, Jack Frusciante, 125)

 

 

R

 

Rafficare, tr. Pronunciare in sequenza veloce.

Raffica una sequela di madonne che tutto il paradiso arrossirebbe per cent’anni.(Tondelli, Libertini, 103)

 

Ragliare, intr. Rispondere con difficoltà a una interrogazione, voce in uso negli anni sessanta e settanta, registr.  da Lanza, Mercabul, 71 e Ferrero, Gerghi.

 

Refacagliuso. Scocciante, petulante assillante; registr. da Espersso da fonte romana.

 

Ruggito, sm. Nell’espressione Dare un ruggito: chiamare, telefonare.

“Hai pensato a ieri?””Ma adesso siamo a scuola. Non fare lo scotch. Che vuoi?””Che voglio? Va al diavolo allora quando è così.””Se ti passa” dice lei “dammi un ruggito stasera, fra le sette e le otto.” (Corti, Ballo, 160)

 

Rugliare, intr. Lamentarsi di continuo; registr. da Albrecht 1993, 31.

 

Ruglione,sm. (femm –a) Persona che si lamenta sempre; registr. da Albrecht 1993,31.

 

 

S

 

Salasso, sm.Interrogazione; voce in uso negli anni sessanta e settatnta secondo Lanza, Mercabul,71 e Ferrero, Gerghi.

 

 

Sbananare, tr. Dire, esclamare.

“Quando voi mansueti latiterete già”sbananavano nuèter dalle gradinate dell’old-school, fra corni e sputi. (Brizzi, Ragazzi, 14)

 

 

Sbanfare, intr. Dire affermare qualcosa con tono perentorio e convinto.

“Con cinque milioni si potrebbe dotare la scuola di qualcosa di unico, tipo un juke-box a ogni piano, o una parete affrescata dalle migliori bombolette della città, oppure una rampa per schettinare giù in cortile.”Nè manici nè applausi mi colpivano, ora. Sbanfavo a più non posso. (Brizzi, Ragazzi, 58)

 

Sbardellare, intr. Vaneggiare, dire cose insensate; registr. da Badacomeparli da fonte romana.

 

Sbisciata, sf. Spifferata, infamata; registr. anche da Manzoni, Peso.

Erano proprio queste, le novità. E naturalmente il vecchio Nardino non aveva perso una nanosecondo, nell’appoggiarle a depression Tony e agli altri amigos catholic punk, sputtanandolo quel poveraccio, da Bologna al canton Ticino. Ma sbisciate e prese per il culo non ci riguardano.(Brizzi, Jack Frusciante, 22)

 

Sbobinare, tr. Raccontare, narrare;registr. anche da Manzoni, Peso

Vado da hervè e gli sbobino tutto per filo e per segno. (Campo, Sentita bene, 95)

 

Sboccalone sm. Persona che sparla degli altri; registr. da Mercato-Fusco, Parlare giovane.

 

Sboccare, locuz. Fare sboccare: suscitare profondo fastidio, fare schifo; registr. da Gio/dizio e, in area torinese da Dizionario del parlato giovanile.

 

Sborroneggiare (var. Sboroneggiare), intr. Vantarsi eccessivamente, millantare, fare lo sbruffone.

Il nostromo sboroneggia da vero intellettuale. (Caliceti, pubblico/privato, 113)

 

Sbulaccare, intr. Millantare storie non vere, spararle grosse; voce in uso negli anni 60 e 70, registr. da Lanza , Mercabul, 25 e Ferrero, Gerghi.

 

Scaciottare, tr. Importunare, infastidire;

“Stai a gufà.” “Stai a scaciottà.” “Stai a scurreggià er teschio.””Nun me stuccà er pacco.” (Paris, Squatter, 59)

 

Scazzare, tr. Infastidire, seccare (anche assol.)

Una sera dico a Dilo “pensa se potessi avere un figlio da te” e lui ridacchia “non stare a scazzare”(Tondelli, Libertini, 73)

 

Sciaccare, tr. Raccontare cose palesemente inventate registr. in area genovese da Finessi 1992, 200.

 

 

Sclerata, sf. Discorso di chi è fuori di sè.

Strillano tutti. Edie guarda il culo di un biondino in pantaloncino elasticizzato. L’amico molto gay  si incazza e dice a Edie che è proprio un gran porco libidinoso, e che è la prima volta che un suo uomo guarda il culo di un altro e che è veramente una cafonata e sclerate del genere. (Santacroce, Fluo, 91)

 

Sclerare, intr. Impazzire, dare fuori di testa, smaniare (spesso con uso iperbolico);registr.anche da linguagiovani da fonti di varia provenienza nazionale, Gio/dizio, Manzoni, Peso e Dizionario del parlato giovanile.

Due girls si confrontano le tette davanti allo specchio, Moni continua a litigare con la rossa, interviene anche l’amica che se la prende con me dandomi della stronza e nomacci vari, una vera noia. La vichinga sta sclerando ma la tipa non esce dal cesso. (Santacroce, Fluo, 45)

 

Sfanculare, intr. Litigare, imprecare; registr. anche da manzoni, Peso.

Alle cinque e mezza di mattina a sfanculare con un taxista parigino. Scendo e mi dico vabbè,sarà vicino. Comincio a scarpinare. Buio pesto strada bella losca nessuno in giro. (Campo, Sentita bene, 27)

Anzi per dirla tutta mi faccio le scale del metrò continuando a sfanculare a tutto gas.(Campo, Attore, 21)

 

Sflashare, intr. Dire qualcosa all’improvviso, registr. da Badcomeparli da fonte perugina.

 

Smadonnare, intr. Imprecare, inveire.

Il Miro smadonna e urla e corre per la casa stracciandosi le vesti come un’invasata da Zagreo (Tondelli, Libertini, 120)

Ha trascorso questa adolescenza pescarese mangiando parrozzi alla pasticceria Primo Vere, in piazza D’Annunzio; smadonnando in riva al mare estate e inverno con gli amici del cuore.(Ballestra, Antò, 11)

 

Smadonnamento, sm. Imprecazione.

Stamane Violetta che ci ha svegliati alle cinque e un quarto, e dopo pochi inutili smadonnamenti i lievi raggi dell’alba accarezzavano già le palpebre sconvolte del maestro pugliese. (Caliceti, Pubblico/Privato, 25)

 

Smarronare (var. Smaronare), intr. Imprecare, perdere il controllo di se; registr. da Coveri 1993, 39 in area genovese.

Conoscendo bene i West Ham, Antirughe stava smarronando perchè ce n’era abbastanza per una rissa.(King, Fuori casa, 24)

 

Spapocchiare, tr. Dire qualcosa in un interrogazione pur di non stare zitto; registr. da Badacomeparli da fonte torinese.

 

Sparacazzate, sm. e f. invar. Persona che dice un sacco di stupidate; registr. da dizionario coatto in area milanese

 

Sparare  Dire con prontezza o anche avventatamente, senza riflettere (in partic. in espressioni quali Sparare Boiate, cazzate,etc).

Lei ride, si consulta con la pallida, spara un paio di cazzate. Si capisce benissimo che le due hanno superato qualsiasi imbarazzo. (Ballestra, Cronica, 16)

Io mi metto a pensare cosa fare se succede a me, poi penso alle grandi scrittici che mi piacciono e concludo che tutte senza figli, quindi le grandi scrittrici non devono fare figli.Lo comunico a Giavanna e dice “Che cazzo spari?”” (Campo, Mutande, 32)

Non ho creduto alle mie orecchie/ ho cominciato/ a sparare/ tutto il mio repertorio di cazzate. (Apolloni, Passo, 57)

Ieri sera ho solo sparato boiate (Montrucchio, Cardiofitness, 210)

Cominciò a sparargli la sua vita intima. (Santojanni, Mostri, 28)

 

 

Sparone, sm. (femm –a) Chi le spara grosse, fanfarone.

“E tu?” fa Enrico con un mezzo sorriso “”Me la so’ scopata!” “Eh ssì! ‘sta banana!” “Cazzaro!” “Sparone!” (Borgia, Vacanze, 130)

 

Spillata sf. Battuta ironica, punzecchiatura;registr. da manzoni-Dalmonte, Pesta duro:

“Hai sentito che spillata pesa ho smollato a Ugo quando ha cominciato a parlare della sua sbarba?”

 

Sputtanare, tr. Screditare in modo clamoroso, porre in cattiva luce rivelando aspetti del carattere o comportamenti deplorevoli e meschini tenuti nascosti.

Ma chi ti sputtana. Nessuno ti sputtana.(Simonetta, Giovane, 473)

Quella non vede lora di sputtanarmi, di vendicarsi e ora aveva una magnifica opportunità per farlo.. (Ammaniti,Sole, 59)

Gli faccio confessare tutto. Sputtano te direttamente sui giornali, insieme a lui……..(Genna, Catrame, 143)

 

Squaso, sm. Gridolino d’ammirazione o anche moina; voce di area emiliana registr. anche da Manzoni, Peso.

Se tu mi amasti/ se tu amasti almeno un pocanino/ se quando che ti paso da vicino/ mi degbnasti almeno di un occhiata/ invece di far gli squasi con Tonino/ perchè lui c’ha la Guzzi pistolata. (Benni, Amore, 15)

Le schiene di determinate donne in menopausa lì presenti saranno state percorse da squasi indomabili tipo le fighette quando Tom Cruise stene di porco rapinatore a mani nude, no? (Brizzi, Jack frusciante, 66)

 

Strabattere intr. Rumoreggiare.

Al che tutta la fureria ride e strabatte e salarda se ne va infumanatissimo giurando che gliela pagherà.(Tondelli, Pao Pao, 222)

 

Strasmadonnare, intr. Bestemmiare ripetutamente.

Galoppa strasmadonnava il giorno che gli avevano presentato il filantropo ex pittore ex impiegato dell’InpDap. (Romano, Mistandivò, 10)

 

 

Sucamento, sm. Discorso o situazione molto noiosa

Il resto della classe si è buttato a gregge sui vangeli e sulle parabole della bibbia. Sucamenti a nastro. (Culicchia, Palese, 152)

 

Sucata, sf. Discorso, libro, ecc. noiosissimo.

L’Enciclica Pacem in terris. E ci siamo sucata pure quella. Gina che in fondo è una mezza hippy, Il libro tibetano dei morti. Altro sucamento anche perchè non l’aveva detto. La Sardella che se la tira da intellettualoide, Il gabbiano Jonathan Livingstone. Sucata totale.

 

Svinare, intr. Dire parole senza senso, essere fuori di testa; registr. da Badacomeparli da fonte grossetana e Gio/dizio

 

Swattare, tr. Comunicare al telefono, voce del gergo paninaro, registr. anche da Coveri 1988,111, Cortelazzo 1992, 81 e Coveri 1993, 39.

“La question è che ero impaziente di raccontarti una cosa che mi è successa nel pomeriggio, volevo sentire cosa ne pensavi.” “Se me la swatti…” (Mottica, Mondo  has been paninaro 52)

 

 

 

 

T

 

Tafanare, intr. Dare fastidio, assillare; voce diffusa negli anni Settanta secondo Lanza, Mercbul,26.

 

Tarmare, tr. Assillare.

Certe volte, convinco l’amico Mimmo di san benedetto a darmi ascolto, lo tarmo per un pò e appena lui ha un cedimento minimo, zac!, gli appioppo una letturina in vivolive, vivavoce di alcuni componimenti miei in progress. (Ballestra, Antò, 232)

 

Tela: rimprovero, menata.

Dai, non mi fare delle tele inutili? Non puoi chiudere un occhio per questa volta? (Pali e dispari, Kumpalibre,77)

 

 

 

 

V

 

Vaccata, sf. Stupidaggine, porcheria (anche nell’espressione Vaccata boia).

“Credi che ad aver pazienza ci si combinerebbe?” aveva detto uno un giorno. “Da dove ti zampilla?” “Sarebbe una vaccata boia.” “E poi è una che farebbe ardere gran falò.”(Corti, Ballo, 283).

Lei “introietta” tutti , lei “fornisce interpretazioni  in accordo con l’archetipo” per qualsiasi vaccata. (Betto, Certi giorni, 66)

Quando Stefano mi presenta  la sceneggiatura ed è una vaccata alla Vanzina , glielo dico. (Cappelli, Salvati, 91)

 

Vaffanculare tr. Mandare a quel paese, ingiuriare.

 

Altre volte invece si alza e vaffancula chiunque passa, o non si fa vedere fino al tramonto, quando si rintana. (Consorti, Uomo che scrive, 25)

Le balla un paio di metri accanto. Movementi lenti minimi. Le struscia contro. La vichinga scompare. Saverio la vaffancula in silenzio. (Lomunno, Nero Sud, 17)

 

Vaffanculeggiare, tr. Mandare affanculo.

Quello era così preso dalla foia di vaffanculeggiare a bruciapelo delle persone che non conosceva, che ha continuato almeno trenta secondi dopo che gli altri avevano smesso.(Parks, Fede, 178)

 

Vongola sf. Ragazza particolarmente brutta; registr. da linguaggio metropolitano da fonte milanese e mercato Fusco, Parlare giovane.

Quella ragazza è tanto carina ma caccia delle vongole inaudite.

 

 

 

Z

 

Zagnare, tr. Importunare, seccare; voce di area emiliana registr. da Manzoni-Dalmonte, Pesta duro:“Qello sbarbo che sta vicino alla fierza zagna e tomella la carla”, Ferrero, Gerghi, s.v. zagnotta e Manzoni, Peso.

2. Inibire, raffreddare un rapporto o una conversazione mostrando un atteggiamento chiuso e distaccato; denom. da zagno (v.), registr. da Manzoni-Dalmonte, Pesta duro, Ferrero, Gerghi, s.v. zagnotta e Linguagiovani.

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

Bersani Berselli G. et al. (a cura di), 1999. Introduzione alla linguistica. Un approccio cognitivo.Clueb, Bologna

 

Casadei, F., 1999. “Significato ed esperienza”. In: Gambarara, G. (a cura di).

Semantica. Carocci Editore, Roma.

Goosens L., et al. ( a cura di), 1995. By word of mouth.  Metaphor, metonymy and linguistic action in a cognitive perspective, Amsterdam/Philadelphia, John Benjamins Publishing Company.

 

Grady, J., 1998. The “Conduit metaphor” revisited: a reassessment of metaphors for communication. University of California, Berkeley

Krippendorff, K., 1993.”Major Metaphors of Communication and some Constructivist Reflections on their Use”. The Annenberg School for Communication, University of Pennsylvania; Cybernetics & Human Knowing, p.  3-25

 

Lakoff G., Johnson M., 1980. Metaphors we live by,  Chicago/London,

The University of Chicago Press

 

Lakoff G., Johnson M., 1998. Elementi di linguistica cognitiva, Casonato M., e Cervi  M.  (a cura di), Urbino, Quattroventi editore

 

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Reddy, M. J., 1979. “The Conduit Metaphor – A Case of Frame Conflict in Our Language about Language” in Andrew Ortony (Ed.) Metaphor and Thought. Cambridge: Cambridge University Press, p. 284-324

 

Taylor J. R., 1995, Linguistic categorization. Prototypes  in linguistic theory , Clarendon Press, Oxford, ed. italiana di Giannini  S. (A cura di), 2004, La categorizzazione linguistica. I prototipi nella teoria del linguaggio,Quodlibet, Macerata.  

 

Vallini C., 1997. Orientamenti Linguistici. Atlante di materiali e citazioni

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Battisti C.; Alessio G., Dizionario Etimologico Italiano

Firenze, Barbera editore, 1996

 

Cortelazzo, Zolli,  2005Dizionario interattivo etimologico Zanichelli

De Mauro T.; Mancini M., Dizionario etimologico  italiano,

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Simpson A. J. A., Weiner E. S., The Oxford English Dictionary, 12 voll., Oxford: Clarendon Press, 1989.

 

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http://idioms.thefreedictionary.com/

 

 

http://www.phrases.org.uk/meanings/

 

 

http://www.worldwidewords.org/

 

 

http://www.rhlschool.com/eng3n26.htm

 

 

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http://www.uoregon.edu/~uophil/metaphor/metaphor.htm

 

 

http://www.cs.bham.ac.uk/~jab/ATT-Meta/Databank/

 

Metafore metalinguistiche in un repertorio di linguaggio giovanile


[1] Cfr.Langacker, 1988:130 cit. in Goosens L., et al. ( a cura di), 1995. By word of mouth.  Metaphor, metonymy and linguistic action in a cognitive perspective, Amsterdam/Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, p. 1

[2]  Vamparys J., 1995. “A survey of metalinguistic metaphors” in Goosens Louis, et al. ( a cura di), Amsterdam/Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, 1995  p. 2

 

 

[3] Cfr. DSLG pag. 1  Abbaiare, intr. Lamentarsi, protestare.

[4] Pali e dispari, Kumpalibre,106 cit. in DSLG   pag. 1

[5] Gente gusta, tappa dopo tappa, in Truffa cit. in DSLG   pag.. 11

[6] Cfr. DSLG pag. 356, Ragliare, intr. Rispondere con difficoltà a una interrogazione, voce in uso negli anni sessanta e settanta, registr.  da Lanza, Mercabul, 71 e Ferrero, Gerghi.

[7] Cfr. DSLG pag. 371, Rugliare, intr. Lamentarsi di continuo; registr. da Albrecht 1993, 31.

[8]Cfr.  DSLG pag. 372,   Ruglione,sm. (femm –a) Persona che si lamenta sempre; registr. da Albrecht 1993,31.

[9] Cfr. DSLG pag. 371, Ruggito, sm. Nell’espressione Dare un ruggito: chiamare, telefonare.

[10]  Corti, Ballo, 160 cit. in DSLG   pag. 371

[11] Cfr. DSLG pag. 50, Botto, sm. Dire grosse sciocchezze; registr. da Gio/dizio

[12]Cfr.  DSLG pag. 43 Bocciare, tr. Raccontare cose palesemente inventate; registr. in area genovese da Finessi 1992, 200.

[13]Cfr.  DSLG p.112, Clacson, sm. Invar. Persona che parla troppo e a vanvera; registr. da Manzoni, Peso

[14]Cfr.  DSLG pag. 24, Baccagliare (var. Baccajare, barcagliare, barchegliare), intr. Schiamazzare, strepitare, litigare o protestare animosamente; voce di provenienza dialettale (cfr. Panzini 1923 e DELI) che Espresso e Linguagiovani  registrano in tale accezione come tuttora propria dei linguaggi giovanili (entrambi da fonti romanesche). 2. Provocare, sfidare.

[15]  Cfr. Pasolini, Ragazzi di vita, 10 cit. in DSLG   pag.24

[16]  Cfr. Castellaneta, Villa, 217 cit. in DSLG   pag.24

[17]  Cfr. Malerba, Il serpente, 157 cit. in DSLG   pag.24

[18]  Cfr. Tondelli, Soldato acci, 177 cit. in DSLG   pag.24

[19]  Cfr. King, Fuori casa, 104 cit. in DSLG   pag.24

[20] Cfr. Joe Cassano, Basse frequenze, in Dio lodato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag.24

[21]  Cfr. Pasolini, Ragazzi di vita, 204 in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag.24

[22] Cfr. Sottotono, Ttoche mi hai de, in Soprattutto sotto effetto stono citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag.25

[23] Cfr. DSLG pag.107 Cioccare (var. Ciocare), intr. Litigare aspramente, inveire, lamentarsi scompostamente o, anche, gridare, schiamazzare; voce di probabile origine onomatopeica (cfr. Umbro ciuccà “cozzare”) registr. anche da Forconi, Mala Lingua, Ferrero, Manzoni, Peso  e, in ambito torinese da Truzziario  e Dizionario del parlato giovanile, e già attestata nell’opera Con me e con gli alpini di Jahier (dove viene usata transitivamente e col signific. di “rimproverare”: “Mi sempre ciocca quando ritorno a casa”.

[24] Cfr.  Pasolini, Vita violenta, 28 cit. in DSLG     pag. 107

[25] Cfr.  Pasolini, Vita violenta, 241 cit. in DSLG   pag. 107

[26] Cfr.  Simonetta, Sbarbato,191 cit. in DSLG   pag. 107

[27] Cfr.  Simonetta, Sbarbato,144 cit. in DSLG   pag. 107

[28] Cfr.  Simonetta, Sbarbato,324 cit. in DSLG   pag. 107

[29] Cfr.  Pasolini, Vita violenta, 230 cit. in DSLG   pag. 107

[30] Cfr.  Buzzati, Un amore, 51 cit. in DSLG   pag. 107

[31] Cfr.  Buzzati, Un amore, 148 cit. in DSLG   pag. 107

[32] Cfr.  Simonetta, Sbarbato,307 cit. in DSLG   pag. 107

[33]  Cfr.Ventavoli, Amaro colf, 137 cit. in DSLG   pag. 107

[34]  Cfr. Nori, Spinoza, 102 cit. in DSLG   pag. 107

[35] Cfr. DSLG pag. 271 Martellare Scocciare, seccare (anche per introdurre il discorso diretto).

[36] Cfr. Dazzieri, Gorilla blues, 30 cit. in DSLG  pag. 271

[37] Cfr.DSLG pag.24 Bacare, tr. Annoiare, infastidire, seccare; registr. da    badacomeparli da fonti senesi e perugine.

[38] Cfr. http://digilander.libero.it/acqua67/baco.htm

[39] Cfr. DSLG pag.  461 Tarmare, tr. Assillare.

[40]Cfr.  Ballestra, Antò, 232 cit. in DSLG   pag.461

[41] Cfr. DSLG pag. 458: Tafanare, intr. Dare fastidio, assillare; voce diffusa negli anni Settanta secondo Lanza, Mercbul,26.

[42] Cfr. DSLG pag.32 Beccare, tr. Interrogare; registr.  in  area piemontese-lombarda da Sobrero 1993, 101, che peraltro ne documenta l’uso già in un indagine nel 1958-59.

[43] Cfr. DSLG pag. 221 Gufare, intr. Fare discorsi di malaugurio, portare sfortuna; registr. Anche da Forconi, Mala lingua, , Badacomeparli da fonti centrosett., Ferrero, Gerghi, Gio/dizio e Manzoni, Peso.

[44] Cfr. Paris, Squatter, 59 cit. in DSLG   pag. 221

[45] Cfr. Bevilacqua, Anni struggenti,79 cit. in DSLG   pag. 221

 

[46] DSLG pag. 162, fagiano sm. Tonto, fesso, imbranato (anche con valore aggettivale.);registr. anche da Badacomeparli da fonti centrosett. ed Espresso.

[47] DSLG pag. 162 fagianata, sf. Sciocchezza.

[48] Cacucci, Mastruzzi, 57 cit. in DSLG   pag. 162

[49] DSLG pag. 26 Balena, sf. Bugia macroscopica; registr. da Badacomeparli da fonte perugina.

[50] DSLG pag. 382 Sbisciata, sf. Spifferata, infamata; registr. anche da Manzoni, Peso.

[51] DSLG pag. 481 Vaccata, sf. Stupidaggine, porcheria (anche nell’espressione Vaccata boia).

[52]  Cfr. Dal DSLG pag. 487, Vongola sf. Ragazza particolarmente brutta; registr. da linguaggio metropolitano da fonte milanese e mercato Fusco, Parlare giovane.

[53] Cfr. Dal DSLG pag. 387 sbananare, tr. Dire, esclamare.

[54] Cfr. Brizzi, Ragazzi, 14 cit. in DSLG     pag. 387

[55] Cfr. Dal DSLG pag. 28 bananata, sf. Stupidata; registr. da manzoni-Dalmonte, Pesta duro.

[56] Cfr. De Crescenzo, Distrazione, 82

[57] Cfr. DSLG pag. 76 carciofata, sf. Stupidaggine, sciocchezza.

[58] Cfr. DSLG pag. 83 cavolata, sf. Sciocchezza, stupidata.

[59] Cfr. Philopat, Banda bellini, 30 cit. in DSLG   pag. 387

[60] Cfr. Corti, Ballo, 40 cit. in DSLG   pag. 83

                      [61] Cfr. Corti, Ballo, 62 cit. in DSLG   pag. 83

[62] Cfr. Dazieri, Gorilla, 23 cit. in DSLG   pag. 83

[63] Cfr.  DSLG pag. 230,  Imbulbare  Intr. Con la particella pronom.. Tacere (in partic. come esortazione, nella forma imperativa); registr. da Badacomeparli da fonti novaresi.

 

[64] Cfr.  DSLG pag. 18,  Artigliere sm. Persona che ama spararle grosse, spaccone; voce del gergo giovanile degli anni settanta secondo Lanza, Mercabul, 19 e Ferrero, Gerghi, s.v. artiglieria.

[65] Cfr. Dal DSLG pag. 430 Sparare  Dire con prontezza o anche avventatamente, senza riflettere (in partic. in espressioni quali Sparare Boiate, cazzate,etc).

[66] Cfr. Ballestra, Cronica, 16 cit. in DSLG   pag. 430

[67] Cfr  Campo, Mutande, 32 cit. in DSLG   pag. 430

[68] Cfr. Apolloni, Passo, 57 cit. in DSLG     pag. 430

[69] Cfr. Montrucchio, Cardiofitness, 210 citato cit. in DSLG   pag. 430

[70] Cfr  Santojanni, Mostri, 28 citato cit. in DSLG   pag. 430

[71] Cfr. DSLG . pag. 430 Sparone, sm. (femm –a) Chi le spara grosse, fanfarone

[72] Cfr. Borgia, Vacanze, 130. citato in Ambrogio e Casalegno (2004)    pag. 430

[73] Cfr. DSLG pag. 430, Sparacazzate, sm. e f. invar. Persona che dice un sacco di stupidate; registr. da dizionario coatto in area milanese.

[74] Cfr. DSLG pag. 45,  Bomba, sf. Affermazione inverosimile, cavolata; registr. da Manzoni-Dalmonte, Pesta duro, Badacomeparli da fonte livornese e Gio/dizio.

[75]  Cfr. DSLG pag. 242, Inquisizione, sf. Interrogazione; registr. da Lanza, Mercabul, 69.

[76] Cfr. DSLG pag. 374 Salasso, sm.Interrogazione; voce in uso negli anni sessanta e settatnta secondo Lanza, Mercabul,71 e Ferrero, Gerghi.

[77] Cfr. DSLG pag. 324 Pettinata, tr.Interrogazione andata male; registr. da Ferrero, Gerghi e Mercato Fusco, Parlare giovan.

[78] Cfr. DSLG pag. 157 Esaurire, tr. Stressare, assillare; registr. in area torinese da Truzziario.

[79] Cfr.  DSLG pag. 319, Pelare, tr. Sgridare, rimproverare; registr. da Badacomeparli da fonte torinese.

[80]  Cfr. DSLG pag. 143  Deragliata, sf. Battuta infelice; registr. da Manzoni, Peso.

[81] Cfr. DSLG pag. 433 Spillata sf. Battuta ironica, punzecchiatura;registr. da manzoni-Dalmonte, Pesta duro

[82]  Cfr. DSLG pag. 433

 

[83]Cfr.  DSLG pag. 231  Impastare, Raccontare, descrivere.

[84] Cfr. Santacroce, Fluo, 42 cit. in DSLG   pag. 231

[85] Cfr. Mazzucco, Vita assassina, 51 cit. in DSLG   pag 307

[86] Cfr. Campo, Bella,  116 cit. in DSLG     pag 307

[87] Cfr.  DSLG p. Dazieri, Gorilla, 74 citato in Ambrogio e Casalegno (2004)  pag 307

[88] Cfr. Ravera, Festa, 87 cit. in DSLG     pag 307

[89] Cfr.  Dal DSLG pag. 310,  Pallista, sm. E f.. Bugiardo; registr. da Lotti,Insulti, Badacomeparli da fonti centrosettentrionali  ed Espresso.

[90] Cfr.DSLG p.  310, Pallonaro sm. (femm –a) Persona che racconta palle, voce di provenienza centrale registr. da Forconi, Mala lingua  e attestata da Dizionario coatto in area milanese.

[91] Cfr. Piemontese, in “Panorama”, 12-IV-1982, 48 citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 310

 

[92]Cfr. DSLG pag. 463 Tela: rimprovero, menata.

[93] Cfr.  Pali e dispari, Kumpalibre,77 cit. in DSLG   pag. 463

 

[94]Cfr. DSLG pag.328 Pilotto, sm. Nella locuz. Dare il pilotto: fare la predica.

[95] Cfr.  Fortunato, Fabbricato in Italia, 167 cit. in DSLG   pag. 328

 

[96] Cfr. DSLG p. 383,  Sbobinare, tr. Raccontare, narrare;registr. anche da Manzoni, Peso

[97]  Cfr. DSLG pag. 43, Boiata, sf. Sciocchezza, cavolata; porcata, schifezza.

[98]  Cfr Salinger, Holden, 42 citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 43

 

[99]   Cfr. Simonetta, Sbarbato, 274 cit. in DSLG   pag. 43

[100] Cfr Caliceti, Fonderia, 77 cit. in DSLG   pag. 43

[101] Cfr.  Montrucchio, Ondate, 117 cit. in DSLG   pag. 43

[102] Cfr. DSLG pag. 276 Menare, tr. Infastidire, seccare o, anche, ripetere fastidiosamente le stesse cose (per lo più nell’espressioni Menarla, menarlo); registr. anche da Manzoni Dalmonte, Pesta duro; Forconi, Malalingua, Radtke 1993b, 143, Mercato-Fusco, Parlare giovane e Gio/dizio.

[103] Cfr.  DSLG pag. 277 Menata, sf. Discorso, ragionamento, evento, ecc. Insulso, noioso, privo di importanza; stronzata, cazzata.

[104] Cfr. DSLG pag. 278 Menoso, agg. Noioso, fastidioso; registr. anche da Lanza, Mercabul, 36.

[105]Cfr.  Calvino, Lettere-1942, 82 cit. in DSLG     pag. 276

[106] Cfr. Simonetta, Sbarbato, 309 cit. in DSLG   pag. 276

[107]Cfr.  Simonetta, Giovane, 387 cit. in DSLG   pag. 276

[108] Cfr. Simonetta, Giovane, 469  cit. in DSLG   pag. 276

[109] Cfr. Tondelli, Soldato Acci, 162 cit. in DSLG   pag. 276

[110] Cfr. Simonetta, Tirar mattina,133 cit. in DSLG   pag. 277

[111] Cfr.  Rusconi-Blumir, Droga, 29 cit. in DSLG   pag. 277

[112] Cfr.Tondelli, Libertini, 137 cit. in DSLG   pag. 277

[113] Cfr. Cappelli, Volare basso, 176 cit. in DSLG   pag. 277

[114] Cfr. Ammaniti, Fango, 63 cit. in DSLG   pag. 277

[115] Drago, Cronache, 14 cit. in DSLG   pag. 277

[116] Cfr.  Sottotono,cronici,in Sotto effetto stono cit. in DSLG   pag. 277

[117] Cfr. Elio e le storie tese, La visione, in Cracracriccrer citato in Ambrogio e Casalegno (2004)  pag. 277

[118] Cfr. DSLG pag 58, Buratto, sm. (femm. –a) Persona che parla di continuo; registr. da Badacomeparli da fonte varesina.

[119]Cfr . v. 1566, A. Caro in Cortelazzo, Zolli,  2005Dizionario interattivo etimologico Zanichelli

[120] Cfr. DSLG pag. 151; Dritta Informazione utile, in partic. per la buona riuscita di un affare, soffiata; voce proveniente dal gergo della malavita (cfr. Ferrero, Gerghi, Forconi, Mala linga e Trifone, marginalità), che Sobrero 1992, 50 qualifica come termine “a lunga durata del linguaggio giovanile”.

[121]Cfr. Palandri, Boccalone, 132 in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 151

[122] Cfr. Minicangeli, Maiale, 99 in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 151

[123] Cfr. Campo, Attore, 83 in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 151

[124] De Cataldo, Romanzo criminale, 574 cit. in DSLG   pag. 151

[125]Cfr. DSLG p Amore tossico, 87) cit. in DSLG   pag. 151

[126]Cfr.  DSLG pag. 356  Rafficare, tr. Pronunciare in sequenza veloce.

[127] Cfr. Tondelli, Libertini, 103 cit. in DSLG   pag. 356

 

[128] Cfr. http://realityshow.blogosfere.it/2007/12/daniele-luttazzi-porta-decameron-a-teatro-ma-sul-suo-blog-vieta-gli-insulti.html

[129]Cfr.  DSLG p.231 Impastare, Raccontare, descrivere.

[130]Cfr.  Santacroce, Fluo, 42 cit. in DSLG   pag. 231

[131] Cfr. DSLG pag. 307 Palla. Bugia, frottola.

[132]Cfr. DSLG pag. 455 Svinare, intr. Dire parole senza senso, essere fuori di testa; registr. da Badacomeparli da fonte grossetana e Gio/dizio

[133] Cfr. DSLG pag.  335 Locuz. A pizza: a vanvera, in piena libertà.

 [134] Cfr. Romano, Mistandivò, 3 cit. in DSLG   pag. 335

[135] Cfr.  Lomunno, Rosa, 25 cit. in DSLG   pag. 335

[136] Cfr. DSLG pag. 28 Banfare, intr. Millantare, elogiarsi oltre misura e ingiustificatamente, raccontare balle; voce di provenienza settentrionale (piemontese Banfè e lombardo Banfà propriomaente “ansare”: cfr. DEI , s.v. banfa) entrata nel gergo militare e poi diffusamente in quello giovanile, registr. anche da Badacomeparli da fonti piemontesi, Espresso, che riporta un’attestazione varesina, e Manzoni, Peso.

[137]Cfr. DSLG pag. 379; Sbanfare, intr. Dire affermare qualcosa con tono perentorio e convinto.

[138] Cfr. . Gente guasta, Tappa dopo tappa, in Truffa citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 28

[139] Cfr. Brizzi, Ragazzi, 58 cit. in DSLG   pag. 379

[140] Cfr. DSLG pag.28,  Banfata, sf. Esagerazione, vanteria; registr. da Badacomeaprli da fonti piemontesi.

[141]Cfr. DSLG pag. 28 Banfo, sm. Il millantare, il vantare grandi doti e grandi imprese; deverb. Da banfare (v.), registr. in area torinese da Truzziario.

[142]Cfr. DSLG pag. 28, Banfone, sm. (femm. –a) Chi banfa, cacciaballe, fanfarone; deriv. Da banfare (v.) registr. da Badacomeparli da fonti piemontesi.

[143]Cfr. DSLG pag. 42 Boccalone, sm. (femm. –a). Persona molto pettegola; registr. in area sett.da Espresso e da Gio/dizio.

 

[144] Cfr. DSLG pag. 383 Sboccalone sm. Persona che sparla degli altri; registr. da Mercato-Fusco, Parlare giovane.

 

[145] Cfr. DSLG pag. 258 Lingua sf. Nella locuzione: Avere la lingua piena di peli: adulare, essere un lecchino, registr. da Gio/Dizio

 [146] Cfr. DSLG pag. 62 Cacciare, tr.Raccontare frottole, millantare (in partic. nelle espressioni Cacciare balle, palle)

[147]  Cfr. Simonetta, Tirar mattina, 159 cit. in DSLG   pag. 62

 

[148] Cfr.  Simonetta, Sbarbato, 186 citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 62

 

[149] Cfr. King, Fuori casa, 110 citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 62

 

[150] Cfr. DSLG Culo, Locuz. Pigliare, prendere, portare per culo, per il culo: prendere in giro, deridere, raggirare, ingannare.

[151] Cfr. Porci con le ali, 165 cit. in DSLG   pag. 134

[152] Cfr. Tondelli, Pao Pao, 285 cit. in DSLG   pag. 134

[153] Cfr. Ballestra, Antò, 11 cit. in DSLG   pag. 134

[154] Cfr. Ammaniti, Fango, 282 cit. in DSLG   pag. 134

[155] Cfr. Demarchi, Granchi, 98 cit. in DSLG   pag. 134

[156] Cfr. Nove, Puerto plata, 49 cit. in DSLG   pag. 134

[157] Cfr. Simonetta, Sbarbato, 183 cit. in DSLG   pag. 134

[158] Cfr. Ballestrini, Vogliamo tutto, 64 cit. in DSLG   pag. 134

[159] Cfr. Guarelli, Linguaggio murale, 19 cit. in DSLG   pag. 134

[160] Cfr. Saviane, Sedici anni, 45 cit. in DSLG   pag. 134

[161] Cfr. Brizzi, Jack, Frusciante, 22 cit. in DSLG   pag. 134

[162] Cfr. Monina, Fuoco, 62 cit. in DSLG   pag. 134

[163] Cfr. DSLG pag. 327; Pigliaperilculo (var. Pigliaperculo), sm. E f. Invar. Chi deride, chi piglia per il culo.

[164] Cfr.DSLG pag. 322 Perculeggiato, sf. Preso in giro, deriso.

[165] Cfr. Ferrandino, Rispetto, 10 cit. in DSLG   pag. 327

                     [166] Cfr.  Ballestra, Anto, 196 cit. in DSLG   pag. 322

[167] Cfr. Ballestra, Antò 291 cit. in DSLG   pag. 322

[168] Cfr. DSLG pag. 66, Mandare a cagare: invitare qualcuno in modo brusco e deciso a togliersi di torno o a smettere di seccare.

[169] Cfr.  Simonetta, Sbarbato, 200 cit. in DSLG   pag. 66

[170] Cfr. Porci con le ali, 116 cit. in DSLG   pag. 66

[171] Cfr. Dazieri, Cura, 200 cit. in DSLG   pag. 66

[172] Cfr. Lucarelli, Almost blue, 12 cit. in DSLG   pag. 66

[173] Cfr. Nove, Puerto plata, 9 cit. in DSLG   pag. 66

[174] Cfr. Campo, Bella, 39 cit. in DSLG   pag. 66

[175] Cfr.  Zanardo, Londra, 186 cit. in DSLG   pag. 66

[176] Cfr. Campo, Attore, 50 cit. in DSLG   pag. 66

[177] Cfr. Carlotto, Mangiabarche, 66 cit. in DSLG   pag. 66

[178] Cfr. Dazieri, Cura, 200 cit. in DSLG   pag. 66

[179]Cfr DSLG pag. 377 Sclerare, intr. Impazzire, dare fuori di testa, smaniare (spesso con uso iperbolico);registr.anche da linguagiovani da fonti di varia provenienza nazionale, Gio/dizio, Manzoni, Peso e Dizionario del parlato giovanile.

[180] Cfr. Santacroce, Fluo, 45 cit. in DSLG   pag. 377

[181] Cfr DSLG pag. 156, 2. locuz. Fare un elmo a qualcuno: stressarlo con lunghi discorsi; registr. da Nepi, Paffa in area genovese.

[182] Cfr DSLG pag.307; Palla, sf. Discorso, ragionamento, opera, situazione, ecc. Insulsa o noiosa. 2. Bugia, frottola. -Locuz. Fare due palle, due palle così: annoiare profondamente, stufare.

[183]Cfr DSLG pag. 310 Pallare, tr.  Seccare, infastidire, voce diffusa in area torinese negli anni settanta e ottanta.

 

[184] Cfr DSLG pag. 307 Calvino, Lettere-1942, 78 Cfr. Santacroce, Fluo, 45 citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 377

[185] Cfr Porci con le ali, 103 cit. in DSLG   pag. 307

[186] Cfr Caliceti, Notti emiliane cit. in DSLG   pag. 307

[187] Cfr. Cappelli, Errori, 51 cit. in DSLG     pag. 307

[188] Cfr. Porci con le ali, 50 cit. in DSLG   pag. 307

[189] Cfr. Articolo 31, Maria Maria, in Messa cit. in DSLG   pag. 308

[190] Cfr. Dazieri, Gorilla blues, 104 cit. in DSLG   pag. 308

 

[191]Cfr. DSLG pag. 55  Brutto, agg. – Fare brutto: inveire, minacciare, fare il prepotente; registr. anche da Linguagiovani e linguaggio metropolitano da fonti milanesi.

[192] Cfr. Kaos, L’antidoto, in Fastidio cit. in DSLG      pag. 55

[193] Cfr. De Crescenzo, Distrazione,183 cit. in DSLG   pag.56

[194] Cfr. Pali, e Dispari, Kumpalibre, 39 cit. in DSLG   pag. 56

[195]Cfr. DSLG pag. 67,  Locuz.Cagata (var. Cacata), sf. Cosa scadente o di poco conto, sciocchezza, idiozia, boiata.

[196] Cfr. DSLG pag. 114 Coglionata, sf. Grossa sciocchezza, idiozia.

[197] Cfr. DSLG pag. 280 Merdata, sf. Palla, frottola.

[198] Cfr. DSLG pag. 284 Minchiata, sf. Stupidaggine, cazzata.

[199] Cfr. DSLG pag. 85 Cazzata, (var. Cazzata), sf. Sciocchezza, stupidata.

Anche cosa da nulla, inezia.

[200]Cfr. DSLG pag.  332 Pirlata, sf. Sciocchezza, stronzata.

[201]Cfr. DSLG pag. 162  Fagianata, sf. Sciocchezza.

[202]Cfr. DSLG pag. 76    Carciofata, sf. Stupidaggine, sciocchezza.

[203] Cfr.  Porci con le ali, 109 in cit. in DSLG  pag.67

[204] Cfr.  Palandri, Boccalone, 25 cit. in DSLG   pag.67

[205] Cfr. Zanardo, Londra, 196 cit. in DSLG   pag. 67

[206]Cfr.  Dazieri, Gorilla, 169) cit. in DSLG   pag. 67

[207] Cfr. Montrucchio,Cardiofitness,133 cit. in DSLG   pag. 67

[208] Cfr. Nove, Puerto palta, 13 cit. in DSLG   pag.67

[209]Cfr. Monina, Fuoco, 62 cit. in DSLG   pag. 67

[210] Cfr.  Simonetta, Tirar mattina, 165 citato in Ambrogio e Casalegno (2004)   pag. 114

[211] Cfr. Fois, Gap, 104 cit. in DSLG   pag. 114

[212] Cfr.  Salinger, Holden, 5 cit. in DSLG   pag. 280

[213] Cfr. Longoni, Naja, 80 cit. in DSLG   pag.  284

[214] Cfr. Matrone, Preso, 246 cit. in DSLG   pag. 284

[215] Cfr. DSLG pag. 279,  Merda, Locuz. Buttare, sputare merda addosso: criticare con grande cattiveria, insultare.

[216] Cfr. Campo, Attore, 18 cit. in DSLG   pag. 279

[217] Cfr. Articolo 31, Nessuno, in Nessuno cit. in DSLG   pag.279

Metafore metalinguistiche in un repertorio di linguaggio giovanile

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